LUMEN CHRISTI B 54

La Lettera Apostolica Mulieris dignitatem (IV)

Appena iniziata la storia del peccato appare la luce della salvezza: “Questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gn 3,15). Nella caduta, la donna era stata la protagonista e la situazione che è venuta a crearsi è quella in cui la donna è stata dominata dell’uomo (nn.9 e l0). Nel n.11, invece viene presentato il principio di riequilibrio del rapporto uomo-donna nel mistero di Cristo che sancisce la radicale uguaglianza fra uomo e donna (Gal 3,27-28).
Tale riequilibrio va messo in rapporto con il problema che verrà trattato in ulteriore documento sulla missione e i ministeri della donna nella Chiesa: se la donna, infatti, sta all’inizio del mistero dell’Incarnazione redentrice, la ritroveremo necessariamente nella Chiesa per mezzo della quale Cristo attua la sua Redenzione.

MD n.11: “Il Libro della Genesi… storia dell’uomo”.

Il Santo Padre afferma immediatamente la partecipazione attiva della donna nel mistero della Redenzione: alla coppia Eva-Adamo corrisponderà quella Maria-Cristo.
Il fatto che Maria diventerà Madre di Gesù significa che il rapporto uomo-donna non sarà più soltanto quello della dominazione. E tale rovesciamento è già indicato nell’espressione “la sua stirpe”: è la donna come tale che parteciperà alla Redenzione come viene annunziata a Eva.

MD n.11: “Il confronto Eva-Maria… scriverà l’Apostolo”.

Non solo la donna partecipa all’ordine nuovo della Redenzione, ma in essa inizia la nuova creatura, frutto della Nuova Alleanza.
E il Santo Padre nota che, mentre nell’Antico Testamento vengono chiamati degli uomini per stabilire l’Alleanza fra Dio e l’umanità, nella Nuova Alleanza viene chiamata per prima la donna nella persona di Maria.
Nell’unità ritrovata fra uomo e donna in Cristo viene ripreso e rinnovato “ciò che nel mistero della creazione corrispondeva all’eterno disegno di Dio Creatore”.

La riconciliazione fra l’umanità e Dio operata da Cristo e Maria deve manifestarsi ed attuarsi nella riconciliazione uomo-donna iniziata concretamente nel rapporto fra Cristo e sua Madre. L’uomo deve sostituire la sua tendenza a dominare con la ricerca della comunione con Dio e con la donna.

In questa prospettiva comprendiamo meglio che Maria non è data come figura ideale, ma come figura concreta in cui possiamo leggere quale sia la vera dignità e vocazione della donna.

MD n.11: “In tutte le generazioni… e di ciascuna”.

Ritroviamo qui il messaggio della Redemptoris Mater: Maria è il modello storico a cui deve rifarsi tutta l’umanità.

Meditando il mistero di Maria, dobbiamo riconoscere la sua grandezza. In questa prospettiva il Magnificat non è solo il canto di giubilo della Madre, ma anche della donna che, in Maria ha ritrovato la propria dignità che deriva da un nuovo dono di Dio.

MD n.11: “Chiave per la comprensione… alla sua vita”.

È questa la nuova luce sulla donna, propria del Nuovo Testamento.


Passi Scritturistici

MD n.11

Il Libro della Genesi attesta il peccato che è il male del «principio» dell’uomo, le sue conseguenze che sin da allora gravano su tutto il genere umano, ed insieme contiene il primo annuncio della vittoria sul male, sul peccato. Lo provano le parole che leggiamo in Genesi 3,15 solitamente dette «Protovangelo»: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». E’ significativo che l’annuncio del redentore, del salvatore del mondo, contenuto in queste parole, riguardi «la donna». Questa è nominata al primo posto nel Proto-vangelo come progenitrice di colui che sarà il redentore dell’uomo. E, se la redenzione deve compiersi mediante la lotta contro il male, per mezzo dell’«inimicizia» tra la stirpe della donna e la stirpe di colui che, come «padre della menzogna» (Gv 8,44), è il primo autore del peccato nella storia dell’uomo, questa sarà anche l’inimicizia tra lui e la donna.
In queste parole si schiude la prospettiva di tutta la Rivelazione, prima come preparazione al Vangelo e poi come Vangelo stesso. In questa prospettiva si congiungono sotto il nome della donna le due figure femminili: Eva e Maria.
Le parole del Protovangelo, rilette alla luce del Nuovo Testamento, esprimono adeguatamente la missione della donna nella lotta salvifica del redentore contro l’autore del male nella storia dell’uomo.

MD n.11

Il confronto Eva-Maria ritorna costantemente nel corso della riflessione sul deposito della fede ricevuta dalla Rivelazione divina ed è uno dei temi ripresi frequentemente dai Padri, dagli scrittori ecclesiastici e dai teologi. Di solito in questo paragone emerge a prima vista una differenza, una contrapposizione. Eva, come «madre di tutti i viventi» (Gen 3,20), è testimone del «principio» biblico, in cui sono contenute la verità sulla creazione dell’uomo ad immagine e somiglianza di Dio e la verità sul peccato originale. Maria è testimone del nuovo «principio» e della «creatura nuova» (cfr. 2Cor 5,17). Anzi, ella stessa, come la prima redenta nella storia della salvezza, è «creatura nuova»: è la «piena di grazia». E’ difficile comprendere perché le parole del Protovangelo mettano così fortemente in risalto la «donna», se non si ammette che in lei ha il suo inizio la nuova e definitiva Alleanza di Dio con l’umanità, l’Alleanza nel sangue redentore di Cristo. Essa ha inizio con una donna, la «donna», nell’annunciazione a Nazareth. Questa è l’assoluta novità del Vangelo: altre volte nell’Antico Testamento Dio, per intervenire nella storia del suo Popolo, si era rivolto a delle donne, come alla madre di Samuele e di Sansone; ma per stipulare la sua Alleanza con l’umanità si era rivolto solo a degli uomini: Noè, Abramo, Mosè. All’inizio della Nuova Alleanza, che deve essere eterna e irrevocabile, c’è la donna: la Vergine di Nazareth. Si tratta di un segno indicativo che «in Gesù Cristo» «non c’è più uomo né donna» (Gal 3,28). In lui la reciproca contrapposizione tra l’uomo e la donna – come retaggio del peccato originale – viene essenzialmente superata. «Tutti voi siete uno in Cristo Gesù», – scriverà l’Apostolo (Gal 3,28).

MD n.11

In tutte le generazioni, nella tradizione della fede e della riflessione cristiana su di essa, l’accostamento Adamo-Cristo spesso si accompagna con quello Eva-Maria. Se Maria è descritta anche come «nuova Eva», quali possono essere i significati di questa analogia? Sono certamente molteplici. Occorre, in particolare, soffermarsi su quel significato che vede in Maria la rivelazione piena di tutto ciò che è compreso nella parola biblica «donna»: una rivelazione commisurata al mistero della Redenzione. Maria significa, in un certo senso, oltrepassare quel limite di cui parla il Libro della Genesi (3,16) e riandare verso quel «principio» in cui si ritrova la «donna» così come fu voluta nella creazione, quindi nell’eterno pensiero di Dio, nel seno della Santissima Trinità. Maria è «il nuovo principio» della dignità e vocazione della donna, di tutte le donne e di ciascuna.

MD n.11: “Chiave per la comprensione… alla sua vita”.

Chiave per la comprensione di ciò possono essere, in particolare, le parole poste dall’evangelista sulle labbra di Maria dopo l’annunciazione, durante la sua visita a Elisabetta: «Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente» (Lc 1,49). Esse riguardano certamente il concepimento del Figlio, che è «Figlio dell’Altissimo» (Lc 1,32), il «santo» di Dio; insieme, però, esse possono significare anche la scoperta della propria umanità femminile. «Grandi cose ha fatto in me»: questa è la scoperta di tutta la ricchezza, di tutta la risorsa personale della femminilità, di tutta l’eterna originalità della «donna», così come Dio la volle, persona per se stessa, e che si ritrova contemporaneamente «mediante un dono sincero di sé».
Questa scoperta si collega con la chiara consapevolezza del dono, dell’elargizione da parte di Dio. Il peccato già al «principio» aveva offuscato questa consapevolezza, in un certo senso l’aveva soffocata, come indicano le parole della prima tentazione ad opera del «padre della menzogna» (cfr. Gen 3,1-5). All’avvento della «pienezza del tempo» (cfr. Gal 4,4), mentre comincia a compiersi nella storia dell’umanità il mistero della redenzione, questa consapevolezza irrompe in tutta la sua forza nelle parole della biblica «donna» di Nazareth. In Maria, Eva riscopre quale è la vera dignità della donna, dell’umanità femminile. Questa scoperta deve continuamente giungere al cuore di ciascuna donna e dare forma alla sua vocazione e alla sua vita.