LUMEN CHRISTI B16

L’Enciclica Dominum et vivificantem (VIII)

Dopo aver meditato sulla pienezza dei tempi caratterizzata dalla presenza attiva dello Spirito Santo per tutto l’arco della storia della salvezza, bisogna adesso considerare la condizione concreta dell’umanità, che l’uomo cioè, nella sua dimensione personale e sociale, è sottomesso alla lotta fra il peccato e lo Spirito di Dio.

L’enciclica ne nota la duplice radice: da una parte la condizione ontologica dell’uomo, quale creatura finita ed imperfetta, lo pone in opposizione nei confronti dello Spirito assoluto che rimane invisibile; dall’altra, sul terreno etico, l’opposizione diventa conflitto e ribellione.

DV n. 55: “Purtroppo, risulta…. come abbiamo detto”

Successivamente, il Santo Padre descrive tale lotta attraverso la testimonianza accorata di san Paolo (Gal 5,16-25)

Nel n. 56, si passa dalla dimensione interiore e personale alla dimensione esteriore e sociale, quella del “mondo” in senso giovanneo, concretizzato nel materialismo.

In base alla Scrittura, possiamo distinguere:

  • il mondo in quanto è creatura di Dio; e allora va considerato buono, in sé e nel suo sviluppo;
  • il mondo in quanto è il luogo del peccato; esiste una specie di corpo del peccato (1 Gv 2,16).

Ci riferiamo allora non alla somma delle volontà perverse, bensì’ ad un entità provvista di una certa unità, il cui capo è Satana e il cui spirito avvolge e penetra istituzioni e singoli individui in sé buoni. Così inteso, il “mondo” è presente in tutta la società ed anche la Chiesa è sempre minacciata dal suo influsso.

Tale mondo rappresenta un peso e una resistenza contro l’azione dello Spirito Santo in quanto oppone il godimento immeditato di tutti i beni e nega ogni riferimento a Dio e alla vita eterna.

L’aggravante della concezione marxista consiste nell’aver integrato questa priorità assoluta della realtà socio-economica in una sintesi materialista, “come sistema filosofico, come ideologia, come programma di azione e di formazione dei comportamenti umani” (DV n.56).
Il Santo Padre scorge in questo materialismo l’opposizione fra morte e vita. I segni di morte che si moltiplicano nella nostra civiltà richiedono un’invocazione più pressante allo Spirito di vita.
La risposta dello Spirito che dà la vita si fa sentire in primo luogo nei confronti dell’uomo interiore e diventa quindi vocazione della Chiesa per la quale l’uomo è divenuto via per la sua missione.

L’uomo nuovo diventando spirituale acquista una nuova idea di sé e di Dio, e viene ristabilito nella sua dignità originaria.

DV n.59: “Il Concilio…. glorificazione”
Allora si può parlare di vera liberazione (DV n.60).


Passi Scritturistici

DV n. 55

Purtroppo, risulta dalla storia della salvezza che quel farsi vicino e presente di Dio all’uomo e al mondo, quella mirabile «condiscendenza» dello Spirito incontra nella nostra realtà umana resistenza ed opposizione. Quanto sono eloquenti da questo punto di vista le parole profetiche del vegliardo di nome Simeone, il quale «mosso dallo Spirito» si recò al tempio di Gerusalemme, per annunciare davanti al bambino di Betlemme che «egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione». L’opposizione a Dio, che è Spirito invisibile, nasce in una certa misura già sul terreno della radicale diversità del mondo da lui, cioè dalla sua «visibilità» e «materialità» in rapporto a lui «invisibile» e «assoluto Spirito»; dalla sua essenziale e inevitabile imperfezione in rapporto a lui, essere perfettissimo. Ma l’opposizione diventa conflitto, ribellione sul terreno etico per quel peccato che prende possesso del cuore umano, nel quale «la carne… ha desideri contrari allo spirito, e lo spirito ha desideri contrari alla carne». Di questo peccato lo Spirito Santo deve «convincere il mondo», come abbiamo detto.

Gal 5,16-25

16Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; 17la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.
18Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge. 19Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, 20idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, 21invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come gia ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio. 22Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; 23contro queste cose non c’è legge.
24Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. 25Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.

1 Gv 2,16

[…]16perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo.

DV n.59:

Il Concilio ribadisce tale verità sull’uomo, e la Chiesa vede in essa un’indicazione particolarmente forte e determinante dei propri compiti apostolici. Se, infatti, l’uomo è la via della Chiesa, questa via passa attraverso tutto il mistero di Cristo, come divino modello dell’uomo. Su questa via lo Spirito Santo, rafforzando in ciascuno di noi «l’uomo interiore», fa sì che l’uomo sempre meglio «si ritrovi attraverso un dono sincero di sé». Si può dire che in queste parole della Costituzione pastorale del Concilio si riassuma tutta l’antropologia cristiana: quella teoria e prassi, fondata sul Vangelo, nella quale l’uomo scoprendo in se stesso l’appartenenza a Cristo e, in lui, l’elevazione a figlio di Dio, comprende meglio anche la sua dignità di uomo, proprio perché è il soggetto dell’avvicinamento e della presenza di Dio, il soggetto della condiscendenza divina, nella quale è contenuta la prospettiva ed addirittura la radice stessa della definitiva glorificazione.