LUMEN CHRISTI B 57

La Lettera Apostolica Mulieris dignitatem (VII)

Dopo aver parlato della donna in genere, nel suo rapporto con l’uomo, la Lettera considera le due figure principali della donna: quelle della madre e della vergine. Maria riassume in sé ambedue le figure e conferisce loro una dimensione spirituale: né la maternità quindi, che appartiene all’ordine della natura, né la verginità, che simboleggia l’integrità della persona, vanno separate: la madre permane una persona, cioè un soggetto che decide di sé, e la vergine, nell’ordine cristiano accede alla maternità spirituale.

1 – Il senso pieno della maternità (MD n.18)

La persona umana non va considerata un individuo chiuso in se stesso ma un centro relazionale con gli altri: la persona vale in quanto realizza “un dono sincero di sé”. Ora tale tipo di realizzazione si verifica pienamente nella maternità.

MD n.18: “Questa verità… potenza creatrice di Dio”.

Il “dono sincero di sé” costituisce l’essenza del rapporto matrimoniale in cui inizia la riconciliazione della rivalità uomo-donna introdotta dal peccato. Sotto questo profilo, la figura della madre è più significativa che non quella del padre.
Tale dono delle persone contiene in sé il desiderio e il voto del dono di una nuova vita. Questa apertura rimane fondamentale per la comprensione del matrimonio quale realtà naturale e spirituale.
Non si può infatti ridurre la maternità alla sola dimensione bio-fisiologica ma bisogna considerarne la dimensione di rapporto interpersonale, il quale si manifesta durante il periodo della gestazione e della crescita del bambino. Da questo punto di vista, la maternità si manifesta una volta ancora più significativa della paternità:

MD n.18: “La maternità della donna… essenziale”.

2 – La dimensione spirituale della maternità (MD n.19)

Anche se “la maternità, in senso biofisico manifesta un’apparente passività”, la maternità in senso personale-etico esprime una creatività molto importante della donna.

Questa dimensione si manifesta pienamente nella Madonna che, mediante la sua maternità, svolge un ruolo determinante nell’ordine della Nuova Alleanza di Dio con l’uomo.

MD n.19: “Nell’ordine dell’Alleanza… Madre di Dio”.

Bisogna quindi considerare tale ordine spirituale non solo nella educazione, ma nella dimensione propriamente spirituale del matrimonio cristiana.

MD n.19: “Questa realtà… dei figli di Dio”.

La maternità cristiana ha quindi un rapporto alla missione della Chiesa in quanto ne simboleggia la fecondità ed è partecipazione immediata all’ampliamento visibile della Chiesa.

Ultima osservazione: la partecipazione al mistero cristiano coinvolge necessariamente il mistero pasquale della morte-risurrezione.

MD n.19: “La donna quando partorisce… umanità”.

Il dolore che segna gli inizi della vita appartiene a tutta l’esistenza della donna.


Passi Scritturistici

MD n.18

Questa verità sulla persona apre, inoltre, la strada ad una piena comprensione della maternità della donna. La maternità è frutto dell’unione matrimoniale di un uomo e di una donna, di quella «conoscenza» biblica che corrisponde all’«unione dei due nella carne» (cfr. Gen 2,24), e in questo modo essa realizza – da parte della donna – uno speciale «dono di sé» come espressione di quell’amore sponsale col quale gli sposi si uniscono tra loro così strettamente da costituire «una sola carne». La «conoscenza» biblica si realizza secondo la verità della persona solo quando il reciproco dono di sé non viene deformato né dal desiderio dell’uomo di diventare «padrone» della sua sposa («Egli ti dominerà»), né dal chiudersi della donna nei propri istinti («Verso tuo marito sarà il tuo istinto»: Gen 3,16).
Il reciproco dono della persona nel matrimonio si apre verso il dono di una nuova vita, di un nuovo uomo, che è anche persona a somiglianza dei suoi genitori. La maternità implica sin dall’inizio una speciale apertura verso la nuova persona: e proprio questa è la «parte» della donna. In tale apertura, nel concepire e nel dare alla luce il figlio, la donna «si ritrova mediante un dono sincero di sé». Il dono dell’interiore disponibilità nell’accettare e nel mettere al mondo il figlio è collegato all’unione matrimoniale, che – come è stato detto – dovrebbe costituire un momento particolare del reciproco dono di sé da parte e della donna e dell’uomo. Il concepimento e la nascita del nuovo uomo, secondo la Bibbia, sono accompagnati dalle seguenti parole della donna-genitrice: «Ho acquistato un uomo dal Signore» (Gen 4,1). L’esclamazione di Eva, «madre di tutti i viventi», si ripete ogni volta che viene al mondo un nuovo uomo ed esprime la gioia e la consapevolezza della donna di partecipare al grande mistero dell’eterno generare. Gli sposi partecipano della potenza creatrice di Dio!

MD n.18

La maternità della donna, nel periodo tra il concepimento e la nascita del bambino, è un processo bio-fisiologico e psichico che ai nostri giorni è conosciuto meglio che non in passato ed è oggetto di molti studi approfonditi. L’analisi scientifica conferma pienamente come la stessa costituzione fisica della donna e il suo organismo contengano in sé la disposizione naturale alla maternità, al concepimento, alla gravidanza e al parto del bambino, in conseguenza dell’unione matrimoniale con l’uomo. Al tempo stesso, tutto ciò corrisponde anche alla struttura psico-fisica della donna. Quanto i diversi rami della scienza dicono su questo argomento è importante ed utile, purché non si limitino ad un’interpretazione esclusivamente bio-fisiologica della donna e della maternità. Una simile immagine «ridotta» andrebbe di pari passo con la concezione materialistica dell’uomo e del mondo. In tal caso, andrebbe purtroppo smarrito ciò che è veramente essenziale: la maternità, come fatto e fenomeno umano, si spiega pienamente in base alla verità sulla persona. La maternità è legata con la struttura personale dell’essere donna e con la dimensione personale del dono: «Ho acquistato un uomo dal Signore» (Gen 4,1). Il Creatore fa ai genitori il dono del figlio. Da parte della donna, questo fatto è collegato in modo speciale ad «un dono sincero di sé». Le parole di Maria all’annunciazione: «Avvenga di me quello che hai detto» significano la disponibilità della donna al dono di sé e all’accoglienza della nuova vita.
Nella maternità della donna, unita alla paternità dell’uomo, si riflette l’eterno mistero del generare che è in Dio stesso, in Dio uno e trino (cfr. Ef 3,14-15). L’umano generare è comune all’uomo e alla donna. E, se la donna, guidata dall’amore verso il marito, dirà: «Ti ho dato un figlio», le sue parole nello stesso tempo significano: «Questo è nostro figlio». Eppure, anche se tutti e due insieme sono genitori del loro bambino, la maternità della donna costituisce una «parte» speciale di questo comune essere genitori, nonché la parte più impegnativa. L’essere genitori – anche se appartiene ad ambedue – si realizza molto più nella donna, specialmente nel periodo prenatale. E la donna a «pagare» direttamente per questo comune generare, che letteralmente assorbe le energie del suo corpo e della sua anima. Bisogna, pertanto, che l’uomo sia pienamente consapevole di contrarre, in questo loro comune essere genitori, uno speciale debito verso la donna. Nessun programma di «parità di diritti» delle donne e degli uomini è valido, se non si tiene presente questo in un modo del tutto essenziale.

MD n.19

Nell’ordine dell’Alleanza, che Dio ha stretto con l’uomo in Gesù Cristo, è stata introdotta la maternità della donna. E ogni volta, tutte le volte che la maternità della donna si ripete nella storia umana sulla terra, rimane ormai sempre in relazione all’Alleanza che Dio ha stabilito col genere umano mediante la maternità della Madre di Dio.

MD n.19

Questa realtà non è forse dimostrata dalla risposta che Gesù dà al grido di quella donna in mezzo alla folla, che lo benediceva per la maternità della sua Genitrice: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte»? Gesù risponde: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano» (Lc 11,27-28 ). Gesù conferma il senso della maternità in riferimento al corpo; nello stesso tempo, però, ne indica un senso ancor più profondo, che si collega all’ordine dello spirito: essa è segno dell’Alleanza con Dio che «è spirito» (Gv 4,24). Tale è soprattutto la maternità della Madre di Dio. Anche la maternità di ogni donna, intesa alla luce del Vangelo, non è solo «della carne e del sangue»: in essa si esprime il profondo «ascolto della parola del Dio vivo » e la disponibilità a «custodire» questa Parola, che è «parola di vita eterna» (cfr. Gv 6,68). Sono, infatti, proprio i nati dalle madri terrene, i figli e le figlie del genere umano, a ricevere dal Figlio di Dio il potere di diventare «figli di Dio» (Gv 1,12). La dimensione della Nuova Alleanza nel sangue di Cristo penetra l’umano generare rendendolo realtà e compito di «creature nuove» (2Cor 5,17). La maternità della donna, dal punto di vista della storia di ogni uomo, è la prima soglia, il cui superamento condiziona anche «la rivelazione dei figli di Dio» (cfr. Rm 8,19).

MD n.19

«La donna quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione, per la gioia che è venuto al mondo un uomo» (Gv 16,21). Le parole di Cristo si riferiscono, nella loro prima parte, a quei «dolori del parto» che appartengono al retaggio del peccato originale; nello stesso tempo, però, indicano il legame che la maternità della donna ha col mistero pasquale. In questo mistero, infatti, è contenuto anche il dolore della Madre sotto la Croce – della Madre che mediante la fede partecipa allo sconvolgente mistero della «spogliazione» del proprio Figlio. «E questa forse la più profonda “kénosi” della fede nella storia dell’umanità».