LUMEN CHRISTI B 56

La Lettera Apostolica Mulieris dignitatem (VI)

Il messaggio evangelico contiene anche un insegnamento sulla funzione apostolica della donna; tale funzione appartiene più alla missione profetica che non all’autorità esercitata dall’uomo.
Anche qui verifichiamo l’uguale dignità dell’uomo e della donna. Nel campo religioso non ci può essere superiorità alcuna, perché il messaggio di salvezza è rivolto a tutta 1’umanità.

MD n.15: “Nel raggio d’azione di Cristo… promesso ad Israele”.

1- La donna e il senso religioso

Alla donna appartiene un significato simbolico generale: l’interiorità della vita quale mistero di accoglienza, di germinazione e di fecondità. Essa quindi simboleggia la dimensione religiosa cristiana, la quale implica fondamentalmente un atteggiamento di ricettività in rapporto al dono di una vita nuova.
Al concetto di vita va collegato quello di affettività, che significa la risonanza nella coscienza della situazione vitale: mentre all’uomo spetta la simbolizzazione del polo attivo dell’umanità, alla donna, quella del polo affettivo.

Tale duplice dimensione si ritrova nei diversi esempi proposti dal Santo Padre:

MD n.15: “A questo proposito… del Vangelo”.

Come nell’esempio della Samaritana che precede e della donna cananea che segue, ritroviamo la duplice dimensione di vita e di affettività:

– Maria accoglie la parola di Gesù.
.- Marta, come la samaritana è invitata ad un atto di fede nella vita eterna.

Nel caso della donna “peccatrice”, il Vangòelo insiste sulla dimensione affettiva della presenza della donna. L’atto di fede non va separato dalla disposizione del cuore.

La fede si manifesta nella fedeltà, nella capacità cioè di superare le insidie che minacciano il rapporto interpersonale.

MD n.15: “In realtà i Vangeli… vincere la paura”.

2 – La testimonianza

Il Vangelo di Giovanni contiene l’attestazione più chiara della missione apostolica della donna (Gv 20,11-18).

Gesù si manifesta a quelli che lo cercano; Maria Magdalena era rimasta presso il sepolcro e riconosce il Signore quando si sente chiamata per nome. Mossa dalla gioia e dal suo amore, Maria di Magdala annuncia la risurrezione agli stessi Apostoli.

MD n.16: “Le donne sono le prime… le aveva detto”.

Il dono dello Spirito riguarda tanto le donne quanto gli uomini.

Se non c’è nessuna limitazione nell’azione salvifica di Cristo né nella missione che ne deriva per quelli che sono salvati nei confronti degli altri, rimane però una certa diversità che dipende da1 senso simbolico dell’uomo e della donna. Alla donna spettano in particolare l’accoglienza e la testimonianza.

MD n.16: “Il fatto di essere… testimone”.


Passi Scritturistici

MD n.15

Nel raggio d’azione di Cristo la loro posizione sociale si trasforma. Sentono che Gesù parla con loro di questioni delle quali, a quei tempi, non si discuteva con una donna. L’esempio, in un certo senso più significativo al riguardo, è quello della Samaritana presso il pozzo di Sichem. Gesù – il quale sa che è peccatrice, e di questo le parla – discorre con lei dei più profondi misteri di Dio. Le parla del dono infinito dell’amore di Dio, che è come una «sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna» (Gv 4, 14). Le parla di Dio che è Spirito e della vera adorazione, che il Padre ha diritto di ricevere in spirito e verità (cfr. Gv 4, 24). Le rivela, infine, di essere il Messia promesso ad Israele (cfr. Gv 4, 26).

MD n.15

A questo proposito, meritano un particolare ricordo anche le sorelle di Lazzaro: «Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella Maria e a Lazzaro» (cfr. Gv 11, 5). Maria «ascoltava la parola» di Gesù: quando va a trovarli in casa, egli stesso definisce il comportamento di Maria come «la parte migliore» rispetto alla preoccupazione di Marta per le faccende domestiche (cfr. Lc 10, 38-42). In un’altra occasione anche Marta – dopo la morte di Lazzaro – diventa interlocutrice di Cristo, ed il colloquio riguarda le più profonde verità della rivelazione e della fede. «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto» «Tuo fratello risusciterà» – «So che risusciterà nell’ultimo giorno». Le disse Gesù: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?» – «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, Figlio di Dio, che deve venire al mondo» (Gv 11, 21-27). Dopo questa professione di fede Gesù risuscita Lazzaro. Anche il colloquio con Marta è uno dei più importanti del Vangelo.

MD n.15

In realtà, i Vangeli non solo descrivono ciò che ha compiuto quella donna a Betania, nella casa di Simone il lebbroso, ma mettono anche in rilievo come, al momento della prova definitiva e determinante per tutta la missione messianica di Gesù di Nazareth, ai piedi della Croce, si siano trovate, prime fra tutti, le donne. Degli apostoli solo Giovanni è rimasto fedele. Le donne, invece, sono molte. Non solo c’erano la Madre di Cristo e la «sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala» (Gv 19, 25), ma «molte donne che stavano ad osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo» (Mt 27, 55). Come si vede, in questa che fu la più dura prova della fede e della fedeltà, le donne si sono dimostrate più forti degli apostoli: in questi momenti di pericolo quelle che «amano molto» riescono a vincere la paura.

Gv 20,11-18

11Maria invece stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. 13Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto». 14Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. 15Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo». 16Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro! 17Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». 18Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto.

MD n.16

Le donne sono le prime presso la tomba. Sono le prime a trovarla vuota. Sono le prime ad udire: «Non è qui. E risorto, come aveva detto» (Mt 28, 6). Sono le prime a stringergli i piedi (cfr. Mt 28, 9). Sono anche chiamate per prime ad annunciare questa verità agli apostoli (cfr. Mt 28, 1-10; Lc 24, 8-11). Il Vangelo di Giovanni (cfr. anche Mc 16, 9) mette in rilievo il ruolo particolare di Maria di Magdala. E’ la prima ad incontrare il Cristo risorto. All’inizio crede che sia il custode del giardino: lo riconosce solo quando egli la chiama per nome. «Gesù le disse: “Maria”. Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: “Rabbuní!”, che significa: “Maestro”. Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. Maria di Magdala andò subito ad annunciare ai discepoli: “Ho visto il Signore” e anche ciò che le aveva detto» (Gv 20, 16-18).

MD n.16

Il fatto di essere uomo o donna non comporta qui nessuna limitazione, così come non limita per nulla quella azione salvifica e santificante dello Spirito nell’uomo il fatto di essere giudeo o greco, schiavo o libero, secondo le ben note parole dell’apostolo: «Poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3, 28). Questa unità non annulla la diversità. Lo Spirito Santo, che opera una tale unità nell’ordine soprannaturale della grazia santificante, contribuisce in eguale misura al fatto che «diventano profeti i vostri figli», e che lo diventano anche «le vostre figlie». «Profetizzare» significa esprimere con la parola e con la vita «le grandi opere di Dio» (cfr. At 2, 11), conservando la verità e l’originalità di ogni persona, sia donna che uomo. L’«eguaglianza»evangelica, la «parità» della donna e dell’uomo nei riguardi delle «grandi opere di Dio», quale si è manifestata in modo così limpido nelle opere e nelle parole di Gesù di Nazareth, costituisce la base più evidente della dignità e della vocazione della donna nella Chiesa e nel mondo. Ogni vocazione ha un senso profondamente personale e profetico. Nella vocazione così intesa ciò che è personalmente femminile raggiunge una nuova misura: è la misura delle «grandi opere di Dio», delle quali la donna diventa soggetto vivente ed insostituibile testimone.