Chiesa di S. Croce e S. Bonaventura, sabato 26 novembre 2005 Messa della prima domenica di Avvento
Omelia tenuta da S. E. il Cardinale Paul Poupard
Presidente del Consiglio Pontificale della Cultura


   “A te, o Signore, elevo l’anima mia. Dio mio, in te confido. Non sia confuso. Chiunque speri in te non resti deluso”. Abbiamo aperto, cari amici, questa liturgia con le parole del Salmo 24, canto di speranza particolarmente significativo in questa messa di azione di grazie che chiude il Colloquio Internazionale consacrato al compianto p. Bernard, del quale condivido con voi il ricordo riconoscente per l’esempio della sua vita e la profondità del suo insegnamento. È con riconoscenza che ho accettato l’invito della professoressa Maria Giovanna Muzj e dell’Associazione “Amici di Padre Bernard” a presiedere questa commovente celebrazione in memoria di un autentico Maestro di spiritualità: p. Charles André non insegnava un sapere, insegnava una vita. Era sempre per me una vera gioia incontrarlo durante tanti anni a Roma, una presenza sempre discreta, spesso silenziosa e sempre luminosa.

    “Chiunque speri in te non resti deluso”. Mentre entriamo nel tempo liturgico dell’Avvento, tempo di attesa in una speranza rinnovata, p. Bernard ci mostra l’esempio di una vita tutta di attesa dell’incontro definitivo con il Signore, anticipato nella preghiera e in una vita spirituale intensa in cui il cuore a cuore con Dio dà di vivere già della Sua presenza tutta d’amore. È proprio questo il cuore dell’insegnamento di p. Bernard, che in Sofferenza, malattia, morte e vita cristiana ha scritto: “Solo la vita teologale è proporzionata al suo oggetto infinito. E questa vita teologale porta al definitivo abbandono di sé stessi all’amore di Dio”.

    L’abbandono: non è qui il grande mistero al quale ci prepariamo in questo tempo dell’Avvento? Nella notte di Natale, nella povertà di una mangiatoia, Dio si abbandona, facendosi piccolo bambino, tra le mani di una giovane Madre, dal dolce nome di Maria, sotto la protezione benevola di Giuseppe, suo Sposo. Scelta tra tutte le donne, in una piccola borgata della Galilea, la giovane Madre di Dio, in un gesto che ripeterà ai piedi della Croce, riceve tra le braccia il corpo del figlio e si fa tutt’una con Lui nella sua anima. Con ciò anticipa il mistero della Chiesa che, nell’Eucarestia celebrata ovunque nel vasto mondo, riceve continuamente il corpo e il sangue di Cristo: Prendete e mangiate, questo è il mio corpo, dato per voi; – questo è il mio sangue, che sarà versato per voi e per le moltitudini. Dopo averlo fatto con la Vergine Maria, “la donna eucaristica”, Dio si consegna senza posa alle nostre anime e si abbandona alle nostre volontà per attirarci a Sé e realizzare in noi la perfezione della sua immagine e della sua somiglianza. Tutto è questione di dono, nella reciprocità dell’amore fino alla dimenticanza totale di sé. “Amare, è dare tutto e dare se stessi, insegna il  dottore della Chiesa Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo: ammirazione e amore condivisi nei suoi confronti erano – se mi è permessa la confidenza –  ciò che più intimamente accomunava me e p. Bernard.

    Il vangelo di san Marco ci fortifica nella speranza, che io amo definire come la fede nell’amore: “Vigilate dunque, perché non sapete quando il padrone di casa verrà; se a sera, se a mezzanotte, se al canto del gallo, o al mattino; affinché non succeda che, arrivando egli all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: -Vigilate -” (Mc 13, 35-37). Il Signore non è il Dio dei morti ma dei viventi. Egli viene per quelli che sperano in Lui, che fanno della loro vita un pellegrinaggio sulle vie della santità e dell’amore. Nelle sue Note Personali, p. Bernard riprende la bella affermazione di p. Lyonnet: Un prete è un uomo che appena può ricade nella preghiera”. Questa preghiera si fa, a immagine di quella di Isaia, supplica, intercessione per l’umanità, distratta da Dio e tanto indifferente. In una preghiera sconvolgente di confidenza e speranza, il profeta dell’Antico Testamento confessa la sua fede in Dio “Padre e Redentore”: “Nessuno mai l’ha inteso né appreso, nessuno mai ha visto un altro Dio al di fuori di te agire in questo modo verso l’uomo che spera in lui……Tu eri irritato per la nostra ostinazione nel peccato, e tuttavia saremo salvati……Tu ci avevi nascosto il tuo sguardo, tu ci avevi lasciato alla mercé dei nostri peccati. Tuttavia, Signore, tu sei il nostro Padre. Noi siamo l’argilla e tu sei il vasaio: tutti noi siamo opera delle tue mani” (Is 63; 16; 64, 3-7). Tutti quelli che come me hanno conosciuto p. Bernard conservano la testimonianza della profonda umiltà di un uomo che non parlava mai di se stesso. Sì, Signore, “tutti noi siamo opera delle tue mani”!

    Isaia ne dà testimonianza: non c’è preghiera e intercessione senza lacrime, non c’è vita di fede senza notte della fede. Non è un caso se l’Antologia spirituale di “f. Bernard sj”, pubblicata dall’Associazione degli Amici di Padre Bernard – e permettetemi di ringraziarvi con tutto il cuore per la felice iniziativa – vede il giovane Charles André, appena entrato nella Compagnia di Gesù, riprendere fin dalle prime pagine il poema sublime di san Giovanni della Croce sulla Notte oscura:

“O notte! Tu che mi hai guidata
O notte. Più amabile dell’aurora  
O notte! Tu che hai unito
L’Amato con l’Amata
Trasformato l’Amata nell’Amato”.

     Ma non posso fare a meno di citare anche la preghiera di Dionigi il Certosino che apre questa stessa raccolta, forse la più emblematica della vita spirituale di p. Bernard. Potremmo farla nostra in questa celebrazione: “Da dove viene, o povera piccola anima, immersa in questa pesante materia, annegata  nella grave massa del corpo, tu che nell’ordine delle sostanze intellettuali occupi lo stesso posto della materia prima nell’ordine fisico, da dove viene questa presunzione o questa audacia, o perfino questa sicurezza nel chiedere un bacio a colui che cielo, terra e mare temono, davanti al quale tremano gli angeli più sublimi, si inchinano le potenze cosmiche? Risposta dell’anima: Perché allontanarmi dalla vista del mio sposo? Perché precludermi il suo abbraccio? Perché esigere delle ragioni per ciò che trascende la ragione? Ignori  che l’ardore della carità non è sottomesso alla legge comune? Non sai che come l’eccellenza di questo sposo supera ogni misura, la sua condiscendenza è assolutamente  infinita? La sua carità e la sua bontà sono forse inferiori alla maestà?”

    L’esperienza spirituale conduce all’evidenza del “Solo Dios basta” di Teresa d’Avila. Nella nostra cultura in cui rumori e chiacchiere non cessano di invadere tutti gli ambiti vitali – talvolta, tristemente, fin nei conventi – è bene riscoprire l’importanza del silenzio con Giovanni della Croce, di cui p. Bernard è uno dei più fedeli discepoli: “Il Padre pronunciò una parola, che fu suo Figlio e sempre la ripete in un eterno silenzio; è nel silenzio che essa si fa udire all’anima”. E ancora: “Per progredire nella virtù, è importante tacere e agire, perché parlando ci si distrae  mentre, conservando il silenzio e lavorando, ci si raccoglie”. Non è questo l’esempio offerto dalla santa Vergine Maria e da san Giuseppe che si preparano alla Natività in un silenzio pieno d’amore, di attenzione reciproca, di tenerezza e di gioia condivisa?

    Permettetemi di concludere riprendendo per mio conto l’esortazione di san Paolo ai Corinzi e di “rendere grazie […] a motivo della grazia che egli ci ha data in Cristo Gesù” attraverso p. Bernard. Questo degno figlio di sant’Ignazio ci ha aiutato, con il suo insegnamento, i suoi scritti e la testimonianza della sua vita, a scoprire “tutte le ricchezze, tutte quelle della Parola e tutte quelle della conoscenza di Dio”. Con la sua umiltà, “la testimonianza resa al Cristo si è stabilita solidamente tra di noi. […] Nessun dono spirituale manca a noi che attendiamo di vedere la rivelazione del Signore nostro Gesù Cristo”. Fiduciosi nella misericordia di Dio, preghiamo insieme p. Bernard di aiutarci “a resistere tenacemente fino alla fine” per restare “senza rimprovero nel giorno del nostro Signore Gesù Cristo”. Sì, “Dio è fedele, lui che ci ha chiamato a vivere in comunione con suo Figlio, Gesù Cristo nostro Signore” (1 Cor 1, 4-7). Amen!