Un amico dell’École Normale
Francia, 12 luglio 2001

Sì, sapevamo che Charles Bernard ci aveva lasciati…
Padre Charles Bernard “non ci ha lasciati orfani”, perché le sue opere così numerose, così dense, così preziose continueranno a donarcelo, a trasmetterci l’essenza del suo lavoro, delle sue preoccupazioni, delle sue scoperte, di tutto ciò che egli amava – “perché chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio”.
E devo ammettere che, per quanto mi riguarda, ho letto soltanto una piccola parte del Dio dei mistici, precisamente quella che riguarda più da vicino santa Teresa di Gesù Bambino… E mi ricordo in particolare ciò che Teresa di Lisieux disse l’11 luglio 1897 (giusto ieri, 11 luglio 2001, era l’anniversario di questa splendida dichiarazione: “Dite pure, madre, dite pure che se avessi commesso tutti i peccati del mondo avrei sempre la medesima fiducia”). Forse mi sbaglio, ma credo che lo spirito, la portata, la luce di questa testimonianza erano rimasti presenti nel pensiero del nostro caro padre Charles Bernard.
Troverete acclusa la riproduzione di una foto del 1940: eravamo tre compagni “sfollati” presso l’Ecole normale di Aurillac: da sinistra colui che vi scrive, al centro Charles Bernard con un sospetto di aureola sulla testa (lo abbiamo spesso preso in giro per questo motivo), e a destra Raymond Jacquenod, morto il 30 giugno 1999 (aveva concluso la sua carriera come ispettore generale dell’Istruzione ).
Charles André si è convertito nel 1941? E’ una domanda che a volte mi pongo… Si tratta di un semplice ricordo. Avevo invitato i miei due vecchi compagni a venire alla messa della domenica a St Géraud, a Aurillac dove stavamo allora: ed era un po’ per vanità, dato che cantavo un mottetto dell’organista : “Verbe éternel venu sur terre…” e desideravo far ascoltare ai miei amici questa composizione di Henri Imperaire (l’organista). Insomma, sorvoliamo su tanti dettagli, ma con mia grande sorpresa, uscendo dalla chiesa ecco che Charles Bernard dichiara a Raymond Jacquenod e al sottoscritto:
“Sono convertito!”…
Non ho mai creduto veramente a quella affermazione…Ma dopo sessant’anni mi pongo veramente la domanda. Chi sa?
Stranamente, d’altronde, “Notre Dame du Chœur [del Coro] divenuta Notre Dame du Cœur [del Cuore]” potrebbe essere all’origine di quella “conversione”. E se si rilegge quella testimonianza della Pasqua 1948, quelle righe che voi avete saputo individuare fra l’insieme delle pagine diffuse grazie alla vostra fedele premura:
“O Gesù,Verbo di Dio…
…il primato dell’amore sotto il segno del vostro Cuore” *

non si può fare a meno di ricollegare Aurillac, i nostri incontri, la nostra amicizia di vecchia data, il “Verbo eterno” del mottetto di Henri Imperaire, il “Sono convertito” di Charles, Notre Dame “du Chœur”, “du Cœur”, i Cuori di Maria e di Gesù…
e tutto il Resto, misterioso inesprimibile…al quale siamo tutti collegati e che ci dona “luce e forza” come auspicava il nostro amico in quella Pasqua del 1948.

*inizio e fine di una preghiera composta per la Pasqua del 1948
da P. Bernard per il gruppo saint Jean e riportata in appendice


Un amico
Francia, 7 giugno 2001

In seguito a un incontro casuale, o direi piuttosto a un caso fortunato, P. Charles André Bernard era diventato per me un vero amico e ogni anno, dal 1986 o 1987 in poi, all’inizio d’agosto ero felice al pensiero di incontrarlo a Berck. Andavamo a passare dei pomeriggi di pesca insieme e ogni anno più volte pranzavamo insieme.
Gli devo molto. Non soltanto di aver tratto beneficio dalla serenità che emanava dalla sua umile persona, ma anche dai suoi insegnamenti. Essi hanno sgrossato la mia ignoranza nei riguardi della Chiesa, nell’impegno di farmela comprenderla dall’interno.
Un giorno, a tavola, me ne ricordo come se fosse ieri, gli ho domandato cosa fosse il misticismo. In quel momento egli si è rivelato totalmente, con discorsi appassionati, appassionanti e comunicativi. Essi hanno contribuito in modo determinante all’evoluzione del mio modo di vedere il mondo.
Non ci siamo scritti spesso. [….] Abbiamo fatto ricorso alla comunicazione scritta soltanto quando mi ha aiutato a preparare una memoria richiesta da una procedura ecclesiastica. In quell’occasione mi ha fatto cogliere la distanza fra la giustizia di questo mondo e quella della Chiesa. Così facendo, era tutta una formazione riguardo a quest’ultima che ha fatto passare, quasi senza che me ne accorgessi, senza grandi discorsi.
Con lui, ho perso un amico vero, con cui potevo comunicare in piena libertà, in un clima di benevolenza che rendeva più facile l’esteriorizzazione dei miei pensieri e il loro affinamento. Dialogavamo solo una volta l’anno, per diversi giorni, è vero, a parte qualche scambio telefonico su argomenti ben precisi. Ma in quei giorni si creava un clima particolarmente propizio a scambi profondi. Di quali ricchezze gli sono debitore! Un pezzo della mia vita è scomparso con la sua morte improvvisa e brutale.