L’immaginario della luce è il tema comune a questi quattro testi attinti dall’ambito della poesia e della letteratura europea come pure del patrimonio letterario cristiano.
Elle est retrouvée. | E’ritrovata
Quoi? L’Eternité. | Che cosa? L’Eternità.
C’est la mer allée | E’ il mare andato
Avec le soleil. | Col sole (Arthur Rimbaud, L’Eternité)
E Dio formò Adamo con le sue sante mani a sua somiglianza e immagine. Quando gli Angeli videro il suo aspetto magnifico, furono colpiti dalla bellezza del suo volto, poi videro la forma della sua testa, infiammata di magnifico splendore come la palla del sole. Il fuoco dei suoi occhi era pari a quello del sole. La luce del suo corpo era come lo sfolgorio del cristallo. Ed egli si stese e stette al centro della terra e mise i piedi nel luogo dove fu eretta la croce del nostro Redentore. (La caverna dei tesori)
L’amore infinito, senz’altro alimento se non un oggetto appena intravisto che mi riempiva l’anima, lo trovavo espresso da quel lungo nastro d’acqua che ruscella al sole tra due rive verdi, da quei filari di pioppi che ornano con le loro mobili trine quella valle d’amore, dai boschi di querce che avanzano tra le vigne su pendii che il fiume arrotonda sempre diversamente, e da quegli orizzonti sfumati che fuggono contrariandosi. (Honoré de Balzac, Le Lys dans la vallée).
Scese giù velocemente, senza fermarsi un istante sulla scala. La sua anima in estasi era assetata di libertà, di ampi spazi, d’infinito. Sopra di lui la volta celeste, disseminata di quiete stelle luminose, si aprì immensa, sconfinata. Dallo zenit all’orizzonte si diramava, vaga, la Via Lattea. Tutto era immobile e la notte fresca e tranquilla avviluppava la terra. Le torri bianche e le cupole dorate della cattedrale risaltavano sullo sfondo di un cielo di zaffiro. I bellissimi fiori autunnali, che adornavano le aiuole intorno alla casa, si erano addormentati aspettando il mattino. Il silenzio della terra e del cielo erano una cosa sola, il mistero terrestre si univa a quello del firmamento… Alëša stava in piedi a contemplare e, a un tratto, come spinto da una forza, si gettò a terra. […] Perché stava piangendo? Oh, egli nell’estasi piangeva anche per quelle stelle che dall’abisso delle tenebre gli donavano la loro luce, e “non provava vergogna per la sua esaltazione”. Era come se i fili degli infiniti mondi divini si fossero intrecciati insieme nella sua anima ed essa vibrasse “al contatto con altri mondi”. Avrebbe voluto perdonare tutto a tutti e chiedere perdono, non per se stesso, ma per tutti e per tutto, “per me saranno gli altri a chiederlo”, gli risuonò ancora nell’anima. Ma a ogni istante percepiva con più chiarezza, quasi a poterlo toccare, che qualcosa di forte e d’incrollabile, come quella volta celeste, gli scendeva nell’animo. (Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov)
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