LUMEN CHRISTI B10

L’Enciclica Dominum et vivificantem (II)

Il donarsi continuo dello Spirito si attua durante tutto il tempo della salvezza: iniziando dalla creazione (DV nn. 12-14), passando per l’invio del Messia (DV nn. 15-18), la sua manifestazione (DV nn.19-21), la risurrezione e la Pentecoste (DV nn. 22-26), cui succede il tempo della Chiesa.
Seguiamo quindi uno schema storico.

1- L’inizio della Genesi (DV nn.12-14)

La Creazione è non solo il dono dell’esistenza ma anche l’inizio della storia della salvezza (Is 40-55): Dio, primo ed ultimo. Bisogna considerare poi la creazione dell’uomo “a immagine e somiglianza”, il che suggerisce l’intervento della Trinità (“facciamo”) e quindi dello Spirito. E infine che la creatura è destinata alla partecipazione della vita trinitaria, secondo il donarsi dello Spirito, il quale fa di noi dei figli di Dio per adozione.

2 – La missione messianica (DV nn.15-18)

Lo Spirito è presente al Messia, ossia al Servo di Jahvè.

DV n.15: ritroviamo qui il simbolo dell’unzione, la quale dice interiorità. Attraverso i riferimenti continui del Nuovo Testamento ai testi di Isaia, si capisce meglio la continuità della Rivelazione e della preparazione storica della Redenzione.

DV n.16: la missione del Messia riguarda una Redenzione universale.

3 – La manifestazione di Gesù di Nazaret (DV nn.19-21), ossia la sua “elevazione”

La figura del Messia, quale viene descritta nei vangeli, è proprio quella del portatore dello Spirito. In tal senso viene intesa la testimonianza di Giovanni Battista che corrobora quella di Isaia. Si tratta quindi di una “elevazione” agli occhi di Israele, e tale manifestazione si accompagna a una teofania trinitaria: il Servo di Jahvè è quindi veramente il Figlio del Padre, unico e prediletto.

DV n.19: anche nella sua predicazione, Gesù appare come il portatore dello Spirito, e agisce sempre sotto l’ispirazione attuale dello Spirito.

DV n. 20: in effetti però, e su questo insiste il n. 21, la manifestazione di Gesù quale uomo dello Spirito trova la sua sorgente nella realtà interiore del suo essere, e giunge alla presa di coscienza dello stesso Gesù.

DV n.21: a partire poi della Pentecoste, lo Spirito si manifesta chiaramente quale Persona-Dono. Si tratta di una nuova presenza.


Passi Scritturistici

DV n.15

Alludendo alla venuta di un personaggio misterioso, che la rivelazione neotestamentaria identificherà con Gesù, Isaia ne collega la persona e la missione con una speciale azione dello Spirito di Dio Spirito del Signore.

DV n.16

«Lo Spirito del Signore Dio è su di me,
perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione;
mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai poveri,
a fasciare le piaghe dei cuori spezzati,
a proclamare la libertà degli schiavi,
la scarcerazione dei prigionieri,
a promulgare l’anno di misericordia del Signore».
L’Unto è anche mandato «con lo Spirito del Signore»:
«Ora il Signore Dio ha mandato me insieme col suo spirito».

(Is 48,16)

Secondo il Libro di Isaia l’Unto e l’Inviato insieme con lo Spirito del Signore è anche l’eletto Servo del Signore, sul quale si posa lo Spirito di Dio:
«Ecco il mio servo che io sostengo,
il mio eletto in cui mi compiaccio;
ho posto il mio spirito su di lui».

DV n.19

E una teofania trinitaria, che rende testimonianza all’esaltazione di Cristo in occasione del battesimo al Giordano. Essa non solo conferma la testimonianza di Giovanni Battista, ma svela una dimensione ancora più profonda della verità su Gesù di Nazareth come Messia. Ecco: il Messia è il Figlio prediletto del Padre. La sua solenne esaltazione non si riduce alla missione messianica del «Servo del Signore». Alla luce della teofania del Giordano, questa esaltazione raggiunge il mistero della stessa persona del Messia. Egli è esaltato, perché è il Figlio del divino compiacimento.
La voce dall’alto dice: «Il Figlio mio».

DV n.20

Così l’evangelista Luca, che ha già presentato Gesù «pieno di Spirito Santo» e «condotto dallo Spirito nel deserto», ci fa sapere che, dopo il ritorno dei settantadue discepoli dalla missione affidata loro dal Maestro, mentre pieni di gioia gli raccontavano i frutti del loro lavoro, «in quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: – Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così ti è piaciuto». Gesù esulta per la paternità divina; esulta, perché gli è dato di rivelare questa paternità; esulta, infine, quasi per una speciale irradiazione di questa paternità divina sui «piccoli». E l’evangelista qualifica tutto questo come «esultanza nello Spirito Santo».

DV n.21

Nella magnifica confessione della paternità di Dio Gesù di Nazareth manifesta anche se stesso, il suo «io» divino: egli, infatti, è il Figlio «della stessa sostanza» e, perciò, «nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio», quel Figlio che «per noi uomini e per la nostra salvezza» si è fatto uomo per opera dello Spirito Santo ed è nato da una vergine, il cui nome era Maria.