LUMEN CHRISTI B15

L’Enciclica Dominum et vivificantem (VII)

La terza parte dell’enciclica si propone di giustificare la preparazione del Giubileo della Redenzione in funzione della Persona dello Spirito santo (DV n.49):

DV nn.49-54: il senso del Giubileo va riferito allo Spirito Santo,il quale fu sempre parte attiva nella “pienezza dei tempi”;

DV nn.55-60: la sua funzione si riferisce alla lotta spirituale nella persona umana e nella società;

DV nn.61-64: lo Spirito Santo agisce per mezzo della Chiesa;

DV nn.65-66: la Chiesa esprime il suo desiderio e la sua attesa nei confronti dello Spirito.

L’espressione “pienezza del tempo” viene riferita al tempo dell’Incarnazione, e ha quindi un senso cristologico, ma va anche considerata nel senso pneumatologico.

DV n.50: “Il Grande giubileo.. il culmine”

Di tale pienezza il Sento Padre dettaglia in seguito i vari aspetti che riguardano la Persona dello Spirito.

  • Dal punto di vista storico, l’unione ipostatica costituisce il culmine dell’autocomunicazione divina; l’umanità di Cristo è uno strumento congiunto della Divinità.

DV n.50: “L’Incarnazione di Dio-Figlio…. creazione”

  • Dal punto di vista dell’accoglienza spirituale, tale pienezza va riferita allo Spirito Santo perché la fede presente in Maria altro non è che l’apertura del cuore.

DV n.51: “Lo Spirito Santo…. ha creduto”

  • Nel tempo della Chiesa, la pienezza del tempo si manifesta come dono creato e come dono increato.

La prima espressione significa il dono della grazia santificante in quando trasforma la nostra anima in modo permanente; la seconda significa la presenza divina stessa, e in particolare la presenza dello Spirito Santo in noi.

Questi due aspetti sono strettamente collegati

DV n.52: “Nella sovrabbondanza…. creato”

Tale grazia va considerata nel suo aspetto dinamico, nella sua molteplice vitalità soprannaturale, la quale si manifesta attraverso l’attività delle virtù teologali e dei doni dello Spirito Santo.

Di nuovo nel n. 53 riappare la prospettiva della storia universale. Non solo nell’attualità odierna ma, secondo lo schema che abbiamo spesso segnalato, l’enciclica risale il corso della storia per rintracciare l’azione dello Spirito “sin dal principio” (DV n.53), nell’Antico Testamento e anche nel futuro, perché, appunto, il mistero della salvezza si estende a tutta l’umanità. “Tutta la vita della Chiesa quale si manifesterà nel Grande Giubileo, significa andare incontro al Dio nascosto: incontro allo Spirito, che dà la vita” (DV n.54).


Passi Scritturistici

DV n.50

Il grande Giubileo, conclusivo del secondo Millennio, al quale la Chiesa già si prepara, ha direttamente un profilo cristologico: si tratta, infatti, di celebrare la nascita di Gesù Cristo. Nello stesso tempo, esso ha un profilo pneumatologico, poiché il mistero dell’incarnazione si è compiuto «per opera dello Spirito Santo». L’ha «operato» quello Spirito che – consostanziale al Padre e al Figlio – è, nell’assoluto mistero di Dio uno e trino, la Persona-amore, il dono increato, che è fonte eterna di ogni elargizione proveniente da Dio nell’ordine della creazione, il principio diretto e, in certo senso, il soggetto dell’autocomunicazione di Dio nell’ordine della grazia. Di questa elargizione, di questa divina autocomunicazione il mistero dell’incarnazione costituisce il culmine.

DV n.50

L’incarnazione di Dio-Figlio significa l’assunzione all’unità con Dio non solo della natura umana, ma in essa, in un certo senso, di tutto ciò che è «carne»: di tutta l’umanità, di tutto il mondo visibile e materiale. L’incarnazione, dunque, ha anche un suo significato cosmico, una sua cosmica dimensione. Il «generato prima di ogni creatura», incarnandosi nell’umanità individuale di Cristo, si unisce in qualche modo con l’intera realtà dell’uomo, il quale è anche «carne» – e in essa con ogni «carne», con tutta la creazione.

DV n.51

Lo Spirito Santo, che con la sua potenza adombrò il corpo verginale di Maria, dando in lei inizio alla maternità divina, nello stesso tempo rese il suo cuore perfettamente obbediente nei riguardi di quell’autocomunicazione di Dio, che superava ogni concetto e ogni facoltà dell’uomo. «Beata colei che ha creduto!»

DV n.52

E nella sovrabbondanza del dono increato ha inizio, nel cuore di ogni uomo, quel particolare dono creato, mediante il quale gli uomini «diventano partecipi della natura divina». Così la vita umana viene penetrata per partecipazione dalla vita divina ed acquista anch’essa una dimensione divina, soprannaturale. Si ha la nuova vita, nella quale, come partecipi del mistero dell’incarnazione, «gli uomini nello Spirito Santo hanno accesso al Padre». Vi è, dunque, una stretta relazione tra lo Spirito, che dà la vita, e la grazia santificante e quella molteplice vitalità soprannaturale, che ne deriva nell’uomo: tra lo Spirito increato e lo spirito umano creato.