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Testimonianze di persone che hanno conosciuto Padre Bernard come professore, come sacerdote o come guida spirituale
S.E. Mgr *** ***
Francia, 9 settembre 2001
Quando
ero
a
Roma
[….]
andavo
abbastanza
spesso
a
trovare
il
Padre
Bernard
per
averne
dei
consigli
spirituali.
Apprezzavo
il
suo
realismo
e
la
sua
profondità.
Non
ne
ho
profittato abbastanza. Mi aveva regalato diversi suoi libri.
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S. E. Mons. *** ***
Italia, 13 giugno 2001
[…]
ringrazio
di
cuore
per
aver
pensato
a
me
e
inviarmi
alcuni
manoscritti
dell’indimenticabile
P.
Bernard.
La
sua
morte
mi
aveva
colpito,
ma
riportavo
in
me
i
tratti
della
sua
profonda
spiritualità,
cordialità
e
amicizia
nei
miei
confronti
e
grande
competenza.
La
sua
scomparsa
lascia
un
vuoto
sia
nel
mondo
accademico
che
nella
vita
di
molte
persone.
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Un sacerdote
Francia, 1 agosto 2001
[….]
la
triste
notizia
del
“dies
natalis”
di
P.
Charles-André
Bernard.
L’ho
incontrato
personalmente
una
volta
a
Notre
Dame
de
Vie
e
abbiamo
avuto
in
quell’occasione
un
fruttuoso scambio di pensiero sul tema della “mistica apostolica”, tema da lui affrontato nel suo volume su Mistica e azione.
Questa
ricerca
ci
appassionava
(mi
appassiona
tuttora),
e
abbiamo
potuto
constatare
una
convergenza
di
opinioni
pur
attraverso
la
diversità
tra
l’approccio
ignaziano
e
quello
di Teresa d’Avila.
Ora
egli
vive
sicuramente
quella
unione
con
il
Signore
agognata
da
tutti
i
mistici!
Grazie
ancora
di
avermi
reso
partecipe
di
alcune
confidenze
riguardo
alla
sua
personale
ricerca di unione con il Signore.
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Uno scrittore che ha fatto la tesi di dottorato con P. Bernard
Stati Uniti, 2 luglio 2001
Ho
letto
con
tristezza
il
suo
resoconto
della
morte
di
P.
Bernard
[…].
Sento
un
particolare
debito
di
gratitudine
nei
confronti
di
P.
Bernard,
perché,
senza
il
suo
aiuto
è
probabile
che
non
avrei
mai
finito
il
mio
lavoro
[alla
tesi]
all’Istituto,
già
interrotto
per
diversi
anni.
Egli
rimosse
gli
ostacoli
potenziali
e
diresse
lui
stesso
la
mia
dissertazione
così
che
tutto
si concluse felicemente.
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Una carmelitana
Francia, 24 giugno 2001
Abbiamo
sempre
apprezzato
la
sua
semplicità,
la
sua
disponibilità,
il
suo
modo
di
esporre
chiaramente
argomenti
complessi,
a
volte
molto
al
di
là
della
nostra
esperienza
comune.
La
nostra
priora,
originaria
della
regione
di
Berck,
dove
il
Padre
passava
alcune
settimane
ogni
estate,
parlando
con
lui
di
comuni
conoscenti,
è
rimasta
anche
colpita
dalla
sua
prossimità con la gente semplice del suo paese natale.
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Una religiosa missionaria
Francia, 21 marzo 2001
Ci
conoscevamo
da
quasi
40
anni.
Sin
dall’inizio
della
mia
vita
religiosa
mi
aveva
guidato
con
quella
conoscenza
profonda
che
aveva
della
persona,
della
vita
spirituale
e
con
la fedeltà della sua amicizia.
P. Bernard era veramente un padre per me e gli devo ciò che sono diventata. […]
P. Bernard, nella sua malattia e nella sua morte è stato configurato al Cristo che amava tanto. Accanto a Dio, ora, veglia su di noi.
19 luglio 2001
Durante
circa
40
anni,
attraverso
le
tappe
della
mia
vita
religiosa
di
missionaria
in
Francia,
nel
Madagascar,
nell’isola
di
Réunion
e
poi
nuovamente
in
Francia,
è
stato
per
me
un padre, un amico fedele, una guida sicura, la cui amicizia fedele lo legava anche alla mia famiglia.
Dopo
lunghi
anni
di
separazione,
volontaria
per
l’accoglienza
ai
pellegrini
del
giubileo,
l’ho
incontrato
di
nuovo
a
Roma
nel
gennaio
del
2000.
Che
gioia
nel
rivederci!
Nel
settembre
del
2000,
mentre
dava
un
ciclo
di
conferenze
alle
carmelitane
di
Compiègne,
ha
guidato
il
mio
ritiro
spirituale.
Per
diversi
giorni
abbiamo
pregato,
condiviso,
mangiato
insieme.
Prendevamo
i
pasti
nel
piccolo
parlatorio,
evocando
i
nostri
ricordi,
guardando
con
fiducia
all’avvenire.
Non
mangiava
molto.
Io
me
ne
preoccupai.
Glielo
dissi. Mi disse che non aveva appetito, che quel che mangiava era sufficiente e sentivo che non voleva dilungarsi sull’argomento. Ero lungi dal sospettare la realtà…
La
sua
conoscenza
della
vita
spirituale
ne
faceva
una
guida
straordinaria,
che
mi
ha
condotto
a
quella
libertà
interiore
cui
ogni
vita
interiore
deve
tendere.
Gli
devo
molto
e,
come lei scrive giustamente, “la sua scomparsa lascia un vuoto che nulla può colmare”.
Il progetto di raccogliere le sue lettere e i suoi consigli spirituali mi sembra una iniziativa eccellente.
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Una madre di famiglia
Francia, 11 giugno 2001
Volevamo
molto
bene
al
Padre
che
è
sempre
stato
tanto
buono
verso
il
suo
amico
sacerdote
a
Cuisy
–
e
nostro
parroco
–;
da
molti
anni
lo
incontravamo
ogni
estate
e
quando
c’era lui tutto diventava “così chiaro e così semplice”.
Una
decina
di
anni
fa
ero
andata
a
Roma
con
un’amica.
Il
Padre
aveva
preso
in
prestito
una
macchina
per
accompagnarci
ad
Assisi.
Ancora
una
volta
ci
aveva
riempite
di
stupore con il suo grande sapere e il suo approccio così vivo a tutti i grandi santi: citava S. Bonaventura ecc. come se li avesse davvero conosciuti.
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Una religiosa
Francia, 27 giugno 2001
L’ho conosciuto poco, ma abbastanza per apprezzare la sua intelligenza elevata, le sue grandi conoscenze, la sua profondità spirituale.
Nella preparazione del congresso mi aveva veramente sostenuta con la sua fiducia incrollabile e serena.
Era un grande uomo, e così semplice.
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Una religiosa
Italia, aprile 2001
[…]
P.
Bernard
è
stato
per
me
il
“Padre
Spirituale”.
Egli
stesso
descrive
questa
figura
nel
suo
libro
“L’aiuto
spirituale
personale”.
E’
stato
un
vero
dono
di
Dio!
[…]
P.
Bernard
mi
ha
presa
per
mano
e
ho
sentito
in
lui
quella
sicurezza
che
mi
permetteva
di
credere
e
di
andare
avanti.
Portata
a
dubitare,
e
a
cercare
sicurezze
intellettuali
su
cui
appoggiare
il
mio agire, ho dovuto poco a poco lasciar cadere idee, sicurezze e soprattutto i giudizi morali. […]
Il
suo
sguardo
era
rivolto
al
futuro,
ricco
di
speranza
e
fiducia,
nonostante
la
mia
cecità
e
debolezza.
Sapeva
cogliere
l’agire
di
Dio.
Intuivo
che
per
esperienza
e
per
studio
conosceva le varie tappe del cammino spirituale. Mi diceva: “Dio solo però sa il quando e il come, noi dobbiamo pazientare”.
Aveva
una
conoscenza
umana
e
spirituale
molto
grande,
ed
io
ho
sempre
avuto
una
grande
voglia
di
capire.
Un
giorno
mi
disse:
“Tu
sei
testarda,
ma
Dio
è
più
testardo
di
te;
con
i
furbi
egli
è
furbo.
Nel
cammino
spirituale,
soggiungeva,
non
si
può
capire
prima
di
fare
esperienza,
solo
dopo
aver
vissuto
si
conosce”.
Questo
per
me
è
stato
molto
duro.
Molte
volte
ho
espresso
la
mia
sofferenza
di
non
capire
cosa
stavo
vivendo.
Anche
questa
sofferenza,
era
vissuta
in
comunione,
e
non
mi
lasciava
mancare
l’aiuto,
però
non
ha mai ceduto alle mie richieste di spiegazione sul vissuto. Si limitava a indicarmi il cammino con tanta pazienza e anche con qualche bella risata.[…]
Quando
esprimevo
le
mie
fatiche
nelle
relazioni,
sapeva
relativizzare.
Orientava
verso
quella
libertà
così
difficile
nelle
comunità
femminili,
libertà
che
non
è
disinteresse
del
vissuto
dell’altra,
ma
evita
paragoni
inutili
e
sterili,
non
colpevolizza
se
stesso
e
neppure
giudica
gli
altri,
e
soprattutto
evita
quella
curiosità
femminile
che
si
interessa
di
ciò
che
non
la
riguarda.
“Tu
non
puoi
cambiare
l’altra,
diceva,
e
poi
perché
te
la
prendi
così
tanto?”
E
così
invitava
a
rimettersi
davanti
a
Dio,
con
la
propria
realtà,
e
ritrovare
un
atteggiamento più giusto e più libero. Egli infatti era molto libero ed era un uomo di pace.
Tutto
ciò
che
ha
scritto
e
insegnato
P.
Bernard
era
strettamente
unito
alla
sua
esperienza
spirituale,
e
questa
è
stata
la
sua
missione
nella
Chiesa,
mi
ha
detto
“Ogni
libro
nasce
nella preghiera”. Ora i suoi numerosi scritti e il ricordo del suo vissuto, rendono viva la sua presenza.
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Una religiosa infermiera
Francia, Pentecoste 2001
Lui
rimane!….
nella
mia
memoria
e
nel
mio
cuore
come
quel
padre,
quel
fratello
che
il
Signore
ha
messo
sulla
mia
strada
nel
1964,
quando
una
pesante
prova
familiare
e
una
crisi spirituale mi lasciavano senza via d’uscita!
P.
Bernard
si
trovava
allora
nella
Casa
Madre…
e
sono
andata
da
lui
nella
Cappella
delle
confessioni,
riversando
tutta
la
mia
pena…
davanti
a
qualcuno
che
in
quel
momento
mi sembrava portare il cuore misericordioso di Gesù stesso. L’anno dopo, nel 1965, lo ritrovavo per un mese durante la preparazione ai voti perpetui…
Credo che non ci siamo più persi di vista… tanta fiducia, tante complicità, tante scoperte ci accomunavano.
Evidentemente camminava chilometri davanti a me, ma dando l’impressione di camminare allo stesso mio passo.
Com’era umile!…
I
miei
genitori,
i
miei
fratelli
e
le
mie
sorelle
hanno
avuto
la
gioia
di
poterlo
ospitare,
di
parlare
con
lui,
di
scherzare
…
e
di
essere
confortati
in
momenti
difficili…
e
in
altri,
più
felici.
Le
feste!
E’
stato
presente
a
qualche
anniversario
di
matrimonio…
alla
festa
di
nostra
madre.
Le
mie
varie
comunità
lo
hanno
accolto
e
le
mie
consorelle
hanno
beneficiato
delle sue conversazioni, delle sue celebrazioni eucaristiche, e delle sue omelie tanto benefiche! Un giorno sono andata a Berck con lui … e a Cuisy en Almont […]
L’ultima volta che l’ho visto, è stato a Roma il 3 ottobre 1998, in occasione di un Congresso della Sanità! Non pensavo che sarebbe stata l’ultima volta!…
Quando
ho
telefonato
al
Padre,
fra
Natale
e
Capodanno,
mi
ha
parlato
del
suo
prossimo
ricovero,
dell’operazione
all’esofago
cui
avrebbe
dovuto
sottoporsi.
Mi
ha
anche
parlato del suo ultimo libro e dei suoi programmi per le vacanze estive. Era sicuro di guarire, aveva una grande fiducia nei suoi medici.
Mi
avrebbe
mandato
i
suoi
indirizzi
estivi,
affinché
lo
potessi
raggiungere
in
uno
dei
Carmeli,
mi
ha
detto
che
non
poteva
più
venire
a
[…],
voleva
evitare
spostamenti
troppo
frequenti…, sa, si invecchia…mi diceva.
Confesso
che
ancora
non
riesco
a
credere
che
non
lo
rivedrò
più
quaggiù…Ma
sono
certa
che
da
là
dove
è,
non
dimentica
nessuno
di
coloro
che
ha
conosciuto
e
amato
con
il
suo cuore tanto generoso.
Tutto
quello
che
lei
scrive
l’ho
sperimentato
anch’io.
Il
suo
amore
per
Dio,
la
sua
costante
ricerca
della
volontà
del
Signore,
la
sua
tenerezza,
la
sua
pazienza,
il
suo
rispetto
per
tutti,
la
sua
larghezza
di
vedute…
ma
anche
la
sua
profonda
pietà,
la
sua
preghiera
contemplativa,
la
sua
propria
vita
mistica
fino
a
desiderare
di
“morire
d’amore”….
non
lo
sapevo con tanta precisione, ma sono sicura di ciò che lei dice.
Credo che abbia avuto la grazia immensa di crescere vicino a un santo, nella quotidianità.
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Una monaca trappista
Italia, aprile 2001
“Penso spesso al […] grande padre che a mio avviso è un grande mistico.
Ricordo sempre quando lo invitai a tenere qualche giorno di spiritualità alle Juniores a […] e come lo vedevo assorto in quella cappella!
Quello che diceva lo viveva.
Deo Gratias per questi testimoni”.
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Una consacrata
Argentina,11giugno 2001
L’ultima lettera che ho ricevuto dal Padre Bernard portava la data del 31 dicembre 2000. Allora stava ancora bene…tutto è successo tanto in fretta.
Sono desolata…lo conoscevo da 40 anni e, anche se l’Italia e l’Argentina sono separate dall’Oceano, era sempre presente per mezzo delle sue lettere.
Ricordo quanto mi scrisse in occasione della morte dei mio padre:
14 settembre 1983
Il
modo
migliore
per
prepararci
all’offerta
finale
che
faremo
a
Dio
di
noi
stessi
è
sempre
quello
di
donarci
ogni
giorno
agli
altri.
Se
noi
ci
doniamo
nella
carità
senza
voler
conservare per noi il nostro tempo e le nostre forze, ci abituiamo a vivere nel dono; l’ultimo istante sarà allora quello del dono supremo e definitivo.
La
sua
ultima
offerta
è
stata
il
suo
dono
supremo
e
definitivo
a
Dio,
che
egli
amava
con
tutta
la
tenerezza
e
la
forza
del
suo
cuore.
Era
un
mistico…
un
uomo
pieno
della
sapienza di Dio.
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Una madre di famiglia
Italia, 18 marzo 2001
Il
gruppo
“Lumen
Christi”
[un
gruppo
di
preghiera
che
P.
Bernard
ha
guidato
per
più
di
venti
anni
ogni
sabato]
mi
ha
dato
molto
e
mi
ha
insegnato
a
guardare
a
Cristo
come
luce
del
mondo
e
luce
della
mia
vita
e
P.
Bernard
è
stato
il
mio
maestro.
In
lui
ho
avuto
sempre
un
punto
di
riferimento
e
un
appoggio
sicuro,
sempre
disponibile
a
ogni
richiesta.
Ma
quello
che
mi
colpì
circa
25
o
26
anni
fa,
quando
appena
lo
conoscevo,
fu
la
sua
umiltà.
Veniva
spesso
in
casa
mia,
quando
[…]
soffriva
per
una
infezione
al
piede
e,
mettendosi
in
ginocchio,
lo
massaggiava
con
delicatezza
per
portarle
sollievo.
Questo
fatto
mi
sconvolse
e
mi
posi
tante
domande
ma
l’unica
risposta
che
mi
veniva
era
che
avevo
conosciuto
una
persona
straordinaria
e
meravigliosa
e
mi
sembrava
come
accogliere
Gesù
nella
mia
casa.
Per
questo
e
per
tutto
quello
che
mi
ha
dato
spiritualmente
voglio dire Grazie e chiederò sempre il suo aiuto essendo certa della sua gloria in paradiso.
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Una carmelitana
Francia, 5 febbraio 2001
Come
è
stato
l’incontro
del
Padre
con
quelli,
quelle,
di
cui
ha
parlato,
sul
cui
messaggio
ha
tanto
riflettuto…
Francesco,
Teresa,
Maria
dell’Incarnazione,
Giovanni
della
Croce
e,
naturalmente,
Ignazio
e
tutti
gli
altri…sì…come
è
stato
quell’incontro
e
quell’illuminazione?
I
suoi
quattro
volumi
ora
devono
sembrargli
vento;
ma
che
vento!
[…]
Eccolo,
finalmente,
liberato
dal
suo
corpo,
da
tutte
le
limitazioni:
ora
è
veramente
vivo,
e
siamo
noi,
che
decifriamo
come
bambini
il
linguaggio
dell’amore
nel
quale
lui
è
ormai
immerso.
Ringraziamo
il
Signore
che
gli
ha
permesso
di
terminare
il
suo
quarto
volume:
lui
non
ne
aveva
bisogno,
ma
noi,
la
Chiesa…
La
notizia
della
sua
morte
mi
ha
sconvolto,
non
sapevo
nulla
della
sua
malattia,
dell’operazione,
nulla,
e
ancora
non
riesco
a
realizzare
quel
che
è
accaduto
[….]
Ma
che
cosa
è
tutto
questo
di
fronte
alla
profonda
Pace
e
alla
Beatitudine che sono sue.
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Una consacrata
Italia, 3 febbraio 2001
Ora
il
Padre
è
nella
gioia
eterna
del
Cielo,
immerso
nel
Cuore
di
Gesù
che
tanto
amava
e
tanto
ha
fatto
amare
con
gli
scritti,
le
numerose
pubblicazioni,
le
conferenze,
la
direzione spirituale.
Ho
sempre
ammirato
in
lui
la
certezza
della
sua
fede,
la
sua
serenità
pacificante,
la
sua
amabile
accoglienza,
la
capacità
del
suo
ascolto
paterno,
la
sua
piena
disponibilità,
i
consigli
prudenti
e
misurati.
Mi
stupivano
le
sue
attenzioni,
particolarmente
quando
mi
donava
i
suoi
libri
o
copia
delle
sue
conferenze.
Le
ultime
ad
ottobre,
nella
mia
ultima
visita. “Concile et renouveau de la Spiritualité”, “L’expérience trinitaire de Sainte Thérèse de Lisieux”. Resteranno queste il suo testamento per il mio cammino spirituale.
Non
appena
ho
saputo
della
morte
del
Padre
l’ho
pregato
con
fede
e
con
amore,
certa
che
ora
più
di
prima
mi
è
vicino,
mi
aiuta,
mi
sostiene,
mi
consiglia
perché
nella
luce
Cielo meglio vede il segreto mistero dell’anima che le parole sovente non sanno tradurre.
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Una religiosa
Corea
Nella
mia
memoria
è
molto
viva
la
figura
di
P.
Bernard.
Lo
ricordo
come
una
persona
equilibrata,
armoniosa.
Era
un
direttore
spirituale
saggio,
un
professore
esigente
e
nello
stesso tempo un padre caldo e umano.
La
sua
personalità
equilibrata
mi
permetteva
di
esprimere
me
stessa
liberamente,
con
molta
fiducia.
Ogni
volta
che
lo
incontravo
[…],
mi
stupivo
della
sua
bontà
e
semplicità.
[…]
I
suoi
consigli
oggettivi
mi
aprivano
la
strada
per
camminare
decisamente
verso
il
Signore.
Egli
aveva
le
parole
giuste,
cioè
non
diceva
una
parola
in
più
o
in
meno
di
ciò
che
serviva. Era una persona capace di ascoltare gli altri ed era anche capace di sdrammatizzare le situazioni, anche quando sembravano pesanti, con una bella risata.
La sua persona era per me una via sicura che conduceva al Signore, come Giovanni Battista che indicava ai suoi discepoli l’Agnello di Dio.
Ho ancora molta fiducia e la speranza nella sua intercessione che farà ora al cospetto del Signore per il bene dei suoi figli.
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Una religiosa
Francia, 8 febbraio 2001
Che
dire
?
Questa
notizia
è
come
una
lama
di
rasoio.
Anche
per
chi
non
ha
avuto
la
grazia
[…]
di
conoscerlo
da
molti
anni.
Confesso
che
da
circa
un
mese
e
mezzo
la
sua
partenza mi sembrava prossima e il verso di Pasolini nella Supplica a mia madre : “O Madre, non morire” ritornava come un leitmotiv riferito al Padre.
Il 15 [gennaio] ha telefonato e tutti noi qui lo abbiamo circondato delle nostre preghiere […]
10 maggio 2001
Confesso
che
la
presenza
del
Padre
è,
nell’ordine
della
fede,
a
volte
“quasi
tangibile”.
Gli
ho
affidato
tutti
coloro
di
cui
sono
responsabile,
e
alcuni
sono
stati
esauditi
all’istante.
Questa rapidità nell’esaudimento mi ha colpita […]
29 maggio 2001
Ho
letto
lentamente,
con
grande
emozione
contenuta,
il
resoconto
della
malattia
e
della
nascita
al
cielo
del
Padre.
Anche
le
sue
preghiere.
Ne
conoscevo
due,
ed
è
sorprendente
che
la
sua
scrittura
non
sia
cambiata
di
un
millimetro
in
quarant’anni….Segno
di
una
grande
stabilità.
Esse
mi
hanno
permesso
di
cogliere
quel
che
si
intuiva
in
lui, qualcosa di fremente, una natura sensibile e un cuore rivolto assulutamente verso Dio. Ci sono le fotografie così belle, quel grande sorriso …
Nel
1999
è
venuto
nella
nostra
Comunità,
e
in
questo
vedo
una
delle
maggiori
grazie
della
mia
vita.
Ho
potuto
aprirgli
la
mia
anima
in
piena
fiducia.
Da
allora
è
stato
per
me
come un padre spirituale […]
Sono
stata
colpita
dal
suo
ascolto,
lui,
un
teologo
di
tale
levatura,
sapeva
ascoltare
chiunque
gli
rivolgesse
la
parola.
Una
lettera
che
ho
ricevuto
da
sua
sorella
me
lo
conferma:
nel suo paese, a Berck-Plage, parlava patois [il dialetto locale] con tutti – e ne aveva una conoscenza perfetta -; tutti potevano rivolgersi a lui e trovare conforto, consiglio.
Psicologo
nato,
sembrava
leggere
dentro
di
noi,
metteva
in
luce
con
tenerezza
senza
ferire
i
punti
nevralgici.
Amava
citare
Giovanni
di
san
Tommaso:
“E’
quasi
impossibile
toccare un’anima senza che sanguini”.
Quando
non
riusciva
a
vedere
con
chiarezza
la
volontà
di
Dio
su
di
noi,
sospendeva
il
suo
giudizio,
aspettava
e
pregava.
Era
al
tempo
stesso
in
ascolto
dell’Opera
sottile
e
così
segreta
dello
Spirito
nell’anima
e
di
ciò
che
il
medesimo
Spirito
gli
suggeriva
nella
preghiera.
Per
questo
potevamo
considerarlo
una
guida
sicura.
Tutto
ciò
che
mi
ha
detto
rimane
inciso
alla
stregua
delle
profezie.
Retrospettivamente
vedo
con
chiarezza
che
Dio
lo
ha
illuminato
con
certezza,
ha
saputo
essere
categorico,
ma
la
sua
spada
era
quella di Dio e quindi liberante.
Ha saputo mettere al largo e chiamare alla libertà interiore: l’ho constatato nelle anime di questa o quella persona di cui mi occupo anch’io e che gli hanno parlato.
Prima di iniziare un colloquio diceva una preghiera che mi ha ricopiato e che conservo e ripeto:
“Metti le tue parole sulle mie labbra
metti i tuoi pensieri nel mio cuore
metti nella mia anima la tua dolcezza
e la tua luce nel mio spirito!”
[…]
Gli
chiedevo
come
facesse
orazione,
perché
il
suo
atteggiamento
raccolto
colpiva
tutti
noi.
Mi
ha
detto
semplicemente
che
cercava
di
fare
silenzio
e
come
lastra
di
lasciarsi
“impressionare” da Dio. Era colpito dal mistero dell’Eucaristia, ed è quello che ci ha avvicinati.
La
sua
mistica
preferita
?
Santa
Teresa
di
Lisieux.
Mi
ha
raccontato
in
una
lettera
come,
durante
il
noviziato,
salendo
le
scale
aveva
improvvisamente
capito
quale
sarebbe
stata la sua vocazione personale: non parlare di sé, ma ascoltare gli altri. Per questo motivo era tanto attento alle esperienze spirituali di tutti.
Mi diceva che ogni mattina trascorreva circa due ore in colloqui spirituali, che nulla lo sorprendeva o sconvolgeva: “Si vede di tutto!” diceva.
Era
pacificato,
unificato,
diceva:
“Se
Dio
vuole
prendermi
prima
che
io
abbia
terminato
il
mio
lavoro,
significa
che
non
ne
ha
bisogno.
Va
bene
così”.
Non
bisognava
essere
attaccati a nulla. “Se Dio dà, va bene. Se non dà, va bene lo stesso”.
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Una religiosa
Italia, aprile 2001
[…]
volevo
fare
il
punto
sulla
mia
situazione
spirituale.
Il
nome
di
Padre
Bernard
mi
era
stato
dato
con
altri
nomi,
sapendo
che
lui
era
molto
occupato
e
che
era
molto
esigente.
Io
l’ho
scelto
proprio
per
questa
prerogativa
che
mi
avevano
segnalata,
ma
dubitavo
che
mi
avrebbe
accettata.
Con
una
telefonata
lo
trovo
e
mi
dice
di
andare
da
lui
il
giorno
dopo.
Mi
sono
precipitata
dicendo
subito
le
mie
debolezze
più
grandi,
di
modo
che
lui
sapesse
con
chi
aveva
a
che
fare.
Con
grande
sorpresa
e
immensa
gioia,
la
sua
risposta
è stata: “Ma qui ci vogliono gli esercizi di S. Ignazio”, e si è reso disponibile per il cammino nella vita quotidiana, dato che avevo altri impegni.
E’
stata
un’esperienza
indicibile
che
tuttora
mi
accompagna,
come
mi
accompagna
la
presenza
spirituale
del
Padre.
Quello
che
mi
ha
toccata
profondamente
è
stata
la
sua
capacità
di
ascolto.
Lui
mi
ascoltava
con
un
interesse
e
con
tale
attenzione
che
io
ne
ero
sbalordita.
Io,
così
piccola
e
povera,
ero
cosi
presa
in
considerazione
da
una
grande
personalità?
Io
potevo
permettermi
di
prendergli
tutto
il
tempo
che
mi
era
necessario?
Era
un’esperienza
straordinaria,
tanto
che
poi
pensavo
e
gli
dicevo:
Se
Dio
mi
ascolta
come lei mi ascolta, io sono già superfelice…(Ma, sicuro, Dio mi ascolta ancora meglio!).
Un’altra cosa che mi ha stupita, era la sua preghiera.
Mi diceva: “Ogni mattina, nella messa, ti ricordo con il tuo nome…
Sono esperienze che trasformano la vita… Sono contenta che si faccia qualche cosa per far conoscere le ricchezze che Dio nasconde nei suoi santi.
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Una Carmelitana
Francia, 14 giugno 2001
Sì,
P.
Bernard
lascia
un’opera
molto
importante
per
la
spiritualità
del
nostro
tempo,
ma
anche
e
soprattutto
una
testimonianza
piuttosto
eccezionale
di
vita
spirituale.
Ho
sempre
apprezzato
molto
sia
la
sua
profondità
e
le
sue
direttive
spirituali
che
la
sua
semplicità,
soprattutto
via
via
che
ci
si
conosceva
meglio.
Credo
che
lo
strappo
di
salute
che
ha
avuto a Surieu ha rivelato tutto il suo atteggiamento di abbandono; ne eravamo rimaste molto colpite, io in particolare, quando lo abbiamo portato all’ospedale. […]
Grazie per le preghiere, sono quelle della sua “gioventù”, intrise di quel candore che non lo ha mai abbandonato. [….] Sicuramente vi saranno ancora altre pubblicazioni…
Non
ho
conservato
lettere
particolari.
Per
molti
anni
l’ho
incontrato
una
volta
l’anno
e
questo
è
stato
sufficiente
per
riceverne
un
orientamento
che
mi
segna.
E
poi
ci
sono
i
libri
che si apprezzano ancora meglio dopo averlo ascoltato !
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Una missionaria
Italia 4 febbraio 2001
[…]
Da
quindici
anni
P.
Bernard
ha
seguito
il
mio
cammino
spirituale:
in
lui
ho
trovato
un
padre
benevolo,
una
guida
austera
e
illuminata,
una
dottrina
salda,
una
parola
sicura,
una grande disponibilità e molto rispetto. […] Ringrazio Dio per questo.
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Una Carmelitana
Francia, 8 novembre 2001
Personalmente
mi
è
difficile
dire
tutto
ciò
che
ho
ricevuto
da
P.
Bernard
durante
40
anni
di
conoscenza
reciproca.
Benché
venisse
da
noi
da
diversi
anni,
solo
in
occasione
del
ritiro
di
Comunità
nel
[…]
sono
entrata
in
rapporto
con
lui;
è
stato
decisivo.
Mentre
in
quel
periodo
utilizzava
a
volte
tests
e
metodi
psicologici,
quel
che
ho
percepito
subito,
nella
sua
predicazione
come
nei
colloqui
personali,
è
la
profondità
spirituale.
Era
ciò
di
cui
avevo
bisogno,
quel
che
attendevo
senza
sapermelo
formulare
e
senza
sapere
dove
trovarlo.
–
Il
Signore
stesso
me
lo
ha
dato
-.
Questo
può
apparire
strano
dopo
13
anni
di
Carmelo
e
di
familiarità
con
i
suoi
Maestri!
Ci
voleva
un
buffetto:
è
arrivato
attraverso
P. Bernard.
Ho
diverse
lettere
che
vanno
dal
1961
al
1976.
Non
tutte
sono
ugualmente
interessanti.
In
seguito,
sempre
più
preso
all’Università,
la
corrispondenza
si
è
diradata,
ma,
tranne
qualche
eccezione,
passava
tutti
gli
anni
da
noi
durante
le
sue
vacanze
in
Francia.
Ricevevo
altrettanto
dalle
sue
conferenze,
dagli
incontri
comunitari
e
dai
suoi
scritti,
quanto
dagli incontri personali. Era come se, in certi precisi momenti, lo Spirito gli ispirasse le parole o il testo che aspettavo, di cui avevo bisogno.
Quel
che
verifico
è
la
sicurezza,
il
conforto,
se
così
posso
dire,
che
mi
dava
di
me
stessa:
per
esempio,
dopo
il
racconto
dell’origine
della
mia
chiamata
al
Carmelo
di
cui
gli
descrivevo
il
ricordo
così
preciso
di
un’esperienza
all’età
di
otto
anni
la
sua
risposta
netta:
“Lei
è
in
pieno
nella
sua
vocazione”.
Nessuno
me
lo
aveva
mai
detto.
Un’altra
volta
mi
disse:
“Lei
ha
avuto
dei
blocchi
nella
sua
infanzia”,
o
ancora:
“Lei
è
equilibrata!”
o
“C’è
continuità
nella
sua
vita”.
Un
altro
esempio
più
recente:
mi
trascinavo
dietro,
da
un
ritiro
personale
–
10
giorni
nel
“deserto”
–
durante
gli
anni
di
Professione
temporanea,
come
un
“punto
nero”
che
mi
era
impossibile
definire,
esprimere,
come
un
blocco
che
al
tempo
stesso
non
era
un
blocco,
visto
che
continuavo
il
mio
cammino,
ed
ecco
che
nel
1996
o
’97,
spiegando
alla
comunità
il
suo
programma
di
corsi
e
conferenze,
egli
parla
del
“punto”
nella
vita
spirituale:
un
lampo
per
me,
in
quell’istante
ho
la
risposta:
quel
“Punto”
è
Dio;
impossibile
[…]
dire
la
mia
dilatazione
istantanea!
In
seguito
ne
parlavo
con
la
Priora
di
allora.
Anche
lei
stessa
era
stata
colpita
da
ciò
che
il
Padre
aveva
detto.
L’anno
seguente
quando
glielo
raccontai,
non
sembrava
ricordarsi
di
quel
che
aveva
voluto
dire; in ogni modo, le sue parole mi avevano aperto lo spirito!
Anche
i
tre
volumi
del
Dio
dei
mistici
mi
danno
molto.
Ciò
che
è
troppo
dotto
per
me,
non
mi
impedisce
di
gustare
tutto
quello
che
egli
scrive
e
descrive
parlando
della
vita
profonda dei Santi. Ciò che più di tutto mi piace è il suo costante ritornare, il suo riferirsi al Mistero dell’Incarnazione Redentrice e alla Fede.
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Una religiosa
Italia, aprile 2001
[…]
Quando
gli
telefonavo
per
chiedergli
un
appuntamento
lui
mi
diceva
sempre
che
potevo
andare
quando
volevo,
a
qualsiasi
ora
della
giornata;
solitamente
sceglievo
le
prime
ore
del
mattino,
anche
se
sapevo
che
per
lui
queste
erano
molto
preziose.
Arrivava
in
parlatorio
sempre
con
il
sorriso
e
mi
faceva
un’accoglienza
straordinaria.
In
un’ora
circa
di
dialogo
potevo
ascoltare
e
ammirare
la
sua
ricchezza
interiore,
la
gioia
profonda
con
la
quale
gustava
il
frutto
delle
sue
ricerche,
e
mi
convincevo
sempre
di
più
che
era
davvero un innamorato di Dio.
La
profondità
dei
suoi
discorsi,
quasi
sempre
imperniati
sugli
studi
che
stava
compiendo
nel
campo
della
teologia
spirituale,
non
gli
impediva
di
rimanere
e
di
manifestarsi
in
una
semplicità
disarmante,
in
un
modo
di
essere
e
di
comportarsi
“genuino”,
“fresco”,
con
quello
stile
che
richiama
l’infanzia
spirituale.
Quando
con
tanta
unzione
e
convinzione
mi
parlava
delle
scoperte
che
faceva
approfondendo
la
vita
mistica
di
tanti
santi
e
io
gli
dicevo
che
non
avrebbe
potuto
scrivere
certe
cose
se
non
ne
avesse
fatto
esperienza
personale,
lui
non
mi
rispondeva
con
la
parola,
ma
i
suoi
occhi
splendevano
più
del
solito
e
acquistavano
una
luminosità
e
un’intensità
particolari;
era
la
tacita
conferma
che
non poteva essere diversamente.
Questa
esperienza
spirituale
era
la
fonte
della
sua
tranquilla
e
pacifica
serenità.
I
problemi
di
qualsiasi
natura
sia
personali
che
altrui
non
lo
turbavano
più
di
tanto.
Il
suo
orientamento
era
quello
di
andare
oltre,
di
lasciar
cadere;
comunicava
la
percezione
che
lui
si
trovasse
ad
un
altro
livello,
quello
dal
quale
si
guarda
la
fragilità
dell’umano
con
gli
occhi
dell’eternità.
A
mano
a
mano
che
gli
si
snocciolavano
i
problemi,
prima
ancora
che
egli
desse
risposta,
questi
si
scioglievano
come
la
neve
al
sole.
La
vita
vera
è
un’altra,
pareva
volesse
dire,
passiamo
all’altra
riva,
non
lasciamoci
turbare
da
ciò
che
non
dura
nel
tempo.
La
sua
persona,
il
suo
modo
di
ascoltare
e
di
atteggiarsi
erano
già,
al di là e al di sopra della parola, risposta altamente significativa.
Ho
la
fortuna
di
avere
avuto
in
dono
da
lui
tutte
le
sue
pubblicazioni
arricchite
sempre
da
una
dedica;
si
tratta
di
brevi
frasi
ricavate
dalla
S.
Scrittura
o
dagli
autori
presentati
nel
libro.
[…]
Porto
come
esempio
la
dedica
all’ultimo
libro,
Il
Dio
dei
mistici.
La
conformazione
a
Cristo.
Così
scrisse:
A
Sr.
[…]
“Fissa
gli
occhi
su
Lui
solo,
nel
quale
ti
ho
detto
e
rivelato
tutto”
(San
Giovanni
della
Croce).
È
l’ultimo
messaggio
scritto
che
mi
rivolse;
penso
che
la
scelta
di
quella
frase
corrisponda
pienamente
a
quanto
lui
ha
sempre
fatto
nella sua vita spirituale.
___________________________________________________________________________________________________________________________________________
Una religiosa
Italia, 5 giugno 2001
I
giorni
e
i
mesi
si
susseguono,
ma
il
Padre
continua
ad
essere
presente
e
vivo
nel
ricordo
e
nel
cuore.
[…]
P.
Bernard
è
stato
per
me
il
Padre
che
mi
ha
presa
per
mano
con
dolcezza
e
fermezza
e
mi
ha
condotta
nella
via
di
Dio
comunicandomi
il
gusto
dell’adesione
amorosa
alla
Volontà
di
Dio,
della
piccolezza,
dell’abbandono.
Non
posso
dimenticare
le
volte
in
cui
mi
attendeva
sul
portone
del
Frascara
con
un
sorriso
che
esprimeva
tutta
la
sua
benevolenza
e
l’affetto.
A
volte
mi
sembrava
proprio
il
padre
della
parabola lucana che attende con ansia il figlio amato.
Ma
P.
Bernard
ha
esteso,
attraverso
me,
il
suo
cuore
di
pastore
e
di
maestro
di
spirito
anche
alle
persone
che
il
Signore
in
questi
anni
ha
voluto
affidare
al
mio
ministero.
Quando
nell’accompagnamento
spirituale
delle
giovani
sorgevano
in
me
dei
dubbi,
ricorrevo
al
consiglio
del
Padre.
[…]
La
sua
guida
era
preziosa
e
mi
ha
educata
a
mettermi
in
riverente
ascolto
dello
Spirito
per
percepire
come
Dio
stava
conducendo
la
persona
e
quindi
assecondare
in
tutto
l’azione
divina.
In
questo
delicato
ministero
il
Padre
era
l’uomo
di
Dio
profondamente
umano,
sempre
disposto
ad
accompagnare
con
generosità
la
persona
in
cammino
perché
proseguisse
nella
via
che
Dio
andava
manifestando.
[…]
Sono
immensamente
grata
al
Signore
che
nella
sua
Provvidenza
ha
disposto
che
incontrassi
P.
Bernard.
Ho
la
certezza
che
in
lui
ho
incontrato
un
Santo
che
mi
ha
rivelato
attraverso
la
sua
mitezza,
la
comprensione
senza
limiti,
la
fiducia,
la
pazienza
nell’attendere
i
tempi
di
Dio
e
la
gioia
visibile
del
suo
volto
per
ogni
passo
in
avanti,
il
Cuore
e
la
tenerezza del Padre.
___________________________________________________________________________________________________________________________________________
Una religiosa
Québec, Canada, 2 febbraio 2001
P.
Bernard
fu
un
innovatore,
mi
sembra,
nell’insegnamento
della
teologia
spirituale.
Egli
integrò
la
dimensione
affettiva,
mostrando
la
porta
del
simbolo
nell’esperienza
spirituale
e
mistica.
Un’impresa
(la
Teologia
simbolica
e
la
Teologia
affettiva)
che
l’importante
casa
delle
Editions
du
Cerf
non
esitarono
a
pubblicare.
La
sua
Teologia
spirituale
è
uno
strumento
di
lavoro
nelle
Facoltà
di
Teologia
di
tutto
il
mondo.
I
tre
volumi
del
Dio
dei
Mistici
rappresentano
una
vasta
sintesi
della
Teologia
mistica
nella
Chiesa.
Purtroppo non ha potuto terminare. La morte ha interrotto l’ardore del suo lavoro.
Questi suoi importanti lavori furono realizzati nella più grande povertà personale e in una vita austera sia materialmente che spiritualmente. Era un grande spirituale.
Giunta
alla
Gregoriana
nel
1970
come
una
delle
prime
donne
iscritte
al
dottorato,
incontrai
P.
Mollat,
avendo
l’intenzione
di
studiare
il
simbolo
in
san
Giovanni.
Mi
consigliò
di
rivolgermi a P. Bernard, il quale, mi disse, mi avrebbe aiutato in quel campo. Il che si realizzò ben presto.
Come
descrivere
la
dedizione
di
P.
Bernard
nell’aiutarmi
a
iscrivere
il
mio
progetto
di
tesi
dottorale
in
vista
della
sua
accettazione.
Quando
mi
capitò
di
ammalarmi,
P.
Bernard
venne due o tre volte alla settimana alla Casa Generalizia, dove abitavo, per aiutarmi a elaborare la mia tesi, e questo servendosi dei mezzi pubblici. A lui devo il mio dottorato.
E
che
dire
del
suo
zelo
per
aiutare
la
mia
Comunità
in
qualità
di
consigliere
in
occasione
del
Capitolo
generale
e
per
più
di
dieci
anni
come
istruttore
del
Terzo
anno
della
mia
Comunità. Sono molte le religiose che hanno apprezzato e tratto grande profitto dei suoi insegnamenti di vita spirituale.
___________________________________________________________________________________________________________________________________________
Abbé *** ***
Francia, 11 settembre 2002
Giovane
professore
a
Compiègne,
di
ritorno
dall’Algeria,
il
mio
Vescovo,
Mons.
Roeder
aveva
affidato
la
mia
preparazione
al
sacerdozio
a
P.
Charles
Bernard,
che
insegnava
alle “Fontaines” [collegio retto dai padri gesuiti] a Chantilly.
Il mio programma per quell’anno scolastico 58-59 prevedeva che passassi l’intera giornata del lunedì presso i padri gesuiti.
Essendo già abituato a lavorare al collegio per seguire i corsi d’inglese, di catechesi, di prefettura, questo non rappresentava un cambiamento radicale, ma comunque….
Quando
arrivavo,
prima
delle
9
del
mattino,
trovavo
già
P.
Charles
in
portineria
con
un
caffè
già
pronto,
molto
forte,
e
ricevevo
il
viatico
per
la
giornata:
5
o
6
libri
già
aperti
al
capitolo
da
studiare
fino
alle
11.
Visita
di
P.
Charles
con
scambio
sul
lavoro
della
mattina.
Scendevamo
poi
in
cappella
per
l’esame
di
coscienza
personale
e
mi
sentivo
dire:
“Dopo
la
ricreazione
con
i
confratelli
…
rivedrà
questo
o
quel
punto
e
lo
esporrà”.
Tale
era
lo
stile,
la
cadenza
di
ogni
lunedì.
Non
bastando,
nel
corso
della
settimana
ricevevo
per posta una pagina battuta a macchina che sintetizzava l’argomento di teologia trattato.
Tale
fu
il
menù
di
ogni
lunedì,
fatta
eccezione
per
le
vacanze
scolastiche.
Perché
ricordarlo?
Semplicemente
per
dire
quale
maestro
avevo
avuto
la
fortuna
di
incontrare.
Lavoro esigente, preparato, ma non già masticato, disponibilità e via via ammirazione per l’attenzione amichevole che mi veniva data.
La
completezza
umana
e
spirituale
di
P.
Bernard
è
sempre
stata
presente
alla
mia
memoria.
Fu
una
grande
gioia
rivederlo
al
Carmelo
di
Compiègne
per
tre
anni
consecutivi
nell’89, ’90 e ’91, e condividere con lui un pasto in un simpatico ristorante dove sul menu non era previsto soltanto del cibo terreno…
Solidità del pensiero, senso acuto dell’essenziale, pertinenza aperta alla libertà, c’era tutto questo in lui e inoltre una pedagogia ineguagliabile, non priva di umorismo.
Voglio ricordare due episodi molto semplici, apparentemente insignificanti.
Quel
primo
giugno
del
1959,
dopo
un
colloquio
spirituale
e
una
conversazione
prima
del
ritiro
di
ordinazione
a
Beauvais,
gli
manifestai
la
mia
esitazione
nel
fare
il
giuramento
antimodernista allora imposto.
La
sua
risposta
fu
più
o
meno
la
seguente:
“L’umiltà
non
fa
mai
male.
Se
le
formule
La
imbarazzano,
sa
bene
di
proclamare
la
Fede
di
Pietro,
di
cui
porta
il
nome,
al
di
là
della
formulazione
sempre
condizionata
dai
tempi”.
Detto
questo,
egli
ricevette
il
mio
giuramento
nella
cappella
di
Chantilly.
Il
colmo
fu
che
8
giorni
dopo
il
superiore
del
seminario
pretese che ricominciassi.
Il
secondo
episodio
risale
a
una
quindicina
di
anni
fa;
a
Roma,
dove
mi
trovavo,
eravamo
andati
a
visitare
gli
Scavi
di
San
Pietro
e
mentre
a
San
Clemente
mi
accingevo
a
scendere la scala che conduce alla cripta, mi disse: “Che cosa sta facendo?”; “Scendo…” risposi; sentii: “Lei sta scendendo nei secoli…”
Bella
pedagogia,
ripresa
un’ora
dopo
a
Santa
Maria
Maggiore.
Stavamo
con
il
collo
teso
verso
il
mosaico
[dell’arco
trionfale]:
“Cosa
vede?”
mi
chiese.
Io
gli
faccio
la
mia
descrizione e interpretazione e: “Dio dov’è ?”. Non avevo visto il trono vuoto, presenza invisibile di Dio… Bisognava pensarci!
Insieme agli altri studenti che lo hanno incontrato sulla loro strada, dico semplicemente il mio affettuoso Grazie.
___________________________________________________________________________________________________________________________________________
Una studentessa
Italia, 25 luglio 2002
Ho
conosciuto
il
Padre
in
montagna
a
Cortina,
dov’era
solito
passare
il
mese
di
luglio
dalle
Orsoline.
Di
lui
ricordo
la
vitalità,
la
calma
e
il
sorriso
che
impiegava
in
tutte
le
sue
attività e anche nelle passeggiate tra i monti.
Queste doti rappresentavano la sua fusione con Cristo.
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Un’insegnante
Italia, febbraio 2002
Quando
ho
conosciuto
il
Padre,
ero
un’adolescente
totalmente
incapace
di
gestire
la
mia
rabbia
inespressa.
No,
non
inesprimibile,
proprio
inespressa,
perché
nemmeno
io
sapeva che esisteva e quindi non potevo parlarne con qualcuno: Risultato: comunicazione zero.
Un
giorno
[durante
le
vacanze
a
Cortina]
il
Padre
si
interessò
a
dei
disegni
decorativi
che
scarabocchiavo
qua
e
là,
guardandoli
mi
spiegò
quello
che
leggeva:
“Sei
così..
colà..
cerchi questo… questo ti fa soffrire…”.
Ero affascinata! Esprimersi senza parole, attraverso dei segni, senza sapere cosa si vuol dire! Una scienza che ignoravo.
Poi fu la volta dei sogni.
Capitò
per
caso
che
ne
raccontai
uno
e
mi
accorsi
che
quell’uomo
riusciva
a
comprendere
più
di
me
quello
che
c’era
dentro
di
me.
Era
come
trovare
un
linguaggio,
mi
bastava
dargli un’immagine, per me incomprensibile, e lui capiva. Inconsapevolmente la mia attività grafica e onirica si moltiplicarono rapidamente.
Fino
a
che
una
mattina
raccontai
quel
sogno
–
davvero
misterioso!
–
e
P.
Bernard
lo
interpretò
come
se
fosse
una
pagina
sulla
quale
poteva
leggere
chiaramente,
fatta
eccezione per un particolare, che rimase incomprensibile a entrambi.
Solo
dopo
qualche
tempo,
quando
la
realtà
rispecchiò
nei
fatti
il
senso
che
aveva
suggerito
il
Padre,
svelando
anche
l’ultimo
particolare,
capii
chiaramente
che
quell’uomo
aveva la chiave del simbolo, oltre la conoscenza razionale.
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Una madre di famiglia
Italia, I febbraio 2002
Quando,
in
genere
di
sera,
attraversavo
Piazza
della
Pilotta
per
raggiungere
Santi
Apostoli
e
poi
Piazza
Venezia,
dopo
aver
incontrato
P.
Bernard,
il
mio
cuore
colmo
di
gratitudine
e
meraviglia
era
rivolto
al
Signore:
“Grazie
mio
Signore,
grazie
per
Padre
Bernard,
grazie
per
avercelo
dato”.
E
pensavo:
se
ci
sono
uomini
come
lui
è
giusto
che
Dio risparmi l’umanità, è giusto che abbia misericordia di noi. Se ci sono uomini come P. Bernard, ci sarà la salvezza.
Ho conosciuto P. Bernard circa venti anni fa. Ma potrebbero essere cento tale è stato il cammino compiuto con lui. Se incontrassi l’io di allora, non mi riconoscerei.
P.
Bernard
con
infinita
bontà,
pazienza,.
tolleranza,
lucidità
e
forza
mi
ha
insegnato
a
pormi
sempre
davanti
al
Signore
e
perciò
ad
essere
libera,
rovesciando
tutte
le
false
o
errate scale di valori.
Io ero un frutto ricoperto da un’enorme e spessa buccia che piano piano abbiamo scartato (e continuo con il suo aiuto) per arrivare al nocciolo. Al nocciolo puro e semplice.
I ricordi sono tanti. Tutti luminosi.
La
sua
presenza
nella
vita
della
mia
famiglia:
il
battesimo
del
mio
secondogenito,.
la
prima
comunione
dei
miei
due
figli,
la
consacrazione
di
mia
madre,
i
funerali
di
mio
fratello,
di mia madre…
Ricordo con piacere una memorabile partita di ping-pong durante la quale il P. Bernard sconfisse clamorosamente tutti i suoi avversari molto più giovani di lui.
Come
spiegare
la
gioia
di
vivere
che
emanava
mentre
giocava
come
un
ragazzo
e
quanta
ammirazione
suscitava
in
me
questo
immenso
uomo
di
fede
e
cultura
che
amava
così tanto la vita. Quanta ammirazione, quanta commozione.
E poi ci sono i ricordi dei nostri incontri.
Quel suo modo così impressionante di mettersi in ascolto dello Spirito, quando il suo bel viso si trasformava e sembrava che all’improvviso non era più nella stanza.
Quel
parlare
con
lui
ed
essere
capiti
profondamente,
spesso
al
di
là
delle
parole,
come
non
capita
mai
nella
vita.
E
quelle
sue
frasi
o
consigli
che
a
volte
mi
sembrava
non
c’entrassero
niente
con
quanto
si
era
detto
o
non
era
quello
che
mi
aspettavo
per
poi
inesorabilmente
capire
e
sentire,
magari
a
distanza
di
tempo,
che
era
esattamente
quello
il punto.
Ho
attraversato
momenti
difficili
per
il
cammino
fatto
con
il
Padre.
Ho
ancora
vivissimo
un
ricordo
penoso
da
raccontare.
Il
Padre
aveva
deciso
che
era
giunto
il
momento
per
me
di
affrontare
gli
esercizi
di
Sant’Ignazio.
Ad
un
certo
punto
sono
scivolata
in
uno
stato
terribile:
non
dormivo
più,
non
mangiavo,
piangevo
sempre.
Ed
affioravano
alla
mente,
come
un
incubo
ad
occhi
aperti,
ricordi
dolorosi
che
avevo
evidentemente
rimosso.
Andai
dal
Padre
in
preda
alla
disperazione
e
alla
paura,
e
non
dimenticherò
mai
la
sua reazione al mio resoconto. Mi sorrise pieno di affetto e con maestosa calma mi disse: “Lei ha rivissuto la parte della sua vita che non era al cospetto del Signore”.
Ricordo anche un Padre diverso, molto impressionante nella sua autorità.
Avevo
fatto
un
voto
che
mi
aveva
fatto
piombare
in
un
abisso
di
vera
disperazione.
Il
Padre
si
arrabbiò
al
mio
racconto.
Si
alzò
in
piedi
davanti
a
me,
era
diventato
enorme
e
i
suoi tratti si erano irrigiditi, non vi era traccia di dolcezza, solo dell’autorità conferitagli dallo Spirito. Mi sciolse dal voto e tutte le catene che mi avvolgevano si dissiparono.
Quante lezioni ricevute da lui. Quanta vita. Quanto amore.
Avrei mai potuto amare e lasciarmi amare dal Signore senza l’aiuto del Padre?
Quando
ci
ha
lasciato
avevo
da
poco
perso
mia
madre
e
vagavo
nel
dolore
e
il
dolore
è
diventato
un
oceano.
Ma
in
quel
mare
il
Padre
c’era.
Ed
ho
realizzato,
come
molti
di
noi, che lui non mi lasciava. Che l’aiuto e la presenza sono costanti. Guardo la sua fotografia e lui mi sorride dicendo: “Ce la farai”.
E quando il cammino si complica, il Padre c’è. Basta lasciare tornare frasi dette o scritte da lui, basta chiedergli aiuto e il cammino riprende.
Per
anni
mi
preparavo
agli
incontri
con
lui,
facevo
il
punto
per
non
omettere
le
cose
importanti
che
volevo
raccontargli
e
questo
a
lungo
andare,
man
mano
che
imparavo
a
farlo, conteneva già la risposta. Oggi lo faccio ancora. Mi fermo e mi dico: “Ecco, adesso raccontiamo al padre a che punto siamo” …. e funziona.
Il
cammino
di
P.
Bernard
su
questa
terra
è
stato
un
dono
del
Signore
e
noi
abbiamo
ricevuto
una
vera
grazia
nell’incrociarlo.
Il
Signore
sia
lodato
e
accolga
la
nostra
gratitudine.
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Una madre di famiglia
Italia, 25 luglio 2002
La
prima
volta
che
ho
incontrato
P.
Bernard
stava
celebrando
la
Messa
nella
bella
Cappella
delle
suore
Orsoline
al
Faloria
[a
Cortina
d’Ampezzo,
nelle
Dolomiti
dove
P.
Bernard
trascorreva
tutti
gli
anni
un
periodo
di
vacanze].
Mi
ha
colpito
soprattutto
il
tono
della
sua
voce:
sembrava
cantasse.
Ho
pensato
a
una
fede
gioiosa.
Quando
dopo
qualche
anno
ho
avuto
la
fortuna
di
fare
qualche
gita
con
lui
e
alcune
amiche
ho
gustato
una
pace
che
emanava
dal
Padre
non
solo
al
momento
della
preghiera
e
ho
avuto
la
certezza
che
egli
vivesse
continuamente
alla
presenza
di
Dio
in
un
modo
“atletico”
e
gioioso.
Spero
tanto
che
adesso
continui
a
guidarmi
per
raggiungerlo
in
quella
Vetta
perfetta che il Signore ci ha destinato. Grazie P. Bernard!
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Una professionista
Italia, 1 febbraio 2001
Il
mio
grazie
al
grande
padre
dagli
occhi
buoni
e
sorridenti
che
un
giorno
mi
ha
preso
per
mano
e
ha
aspettato
con
trepida
pazienza
che
questo
“Cerbiatto
ostinato”
[soprannome dato da P. Bernard alla scrivente] scoprisse la via dell’amore.
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Un religioso che ha fatto la tesi di dottorato con P. Bernard
Italia, 23 febbraio 2002
[…]
Alla
fine
di
gennaio
2001
ero
in
Toscana,
e
dovevo
passare
da
Roma
per
chiedere
a
P.
Bernard
se
voleva
farmi
l’onore
di
scrivere
la
prefazione
del
libro:
fu
lì
che
…
mi
comunicò,
il
primo
febbraio
la
notizia
della
scomparsa.
Ancora
adesso,
a
distanza
di
un
anno,
mi
rendo
conto
dell’importanza
che
il
P.
Bernard
ha
avuto
per
la
mia
formazione
teologica
e
spirituale,
e
ringrazio
il
Signore
per
avermelo
fatto
incontrare;
per
questo
[…]
vorrei
avere
qualche
informazione
in
merito
all’Associazione
“Amici
di
P.
Bernard”,
perché ritengo sia importante che la figura di questo grande maestro venga approfondita, per la sua carica umana e spirituale, unita ad una grande perizia teologica.
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Una Carmelitana
Francia, 29 agosto 2002
Le
testimonianze
mi
fanno
scoprire
altri
aspetti
di
P.
Bernard.
Conoscevo
il
Padre
soprattutto
come
insegnante,
insomma
come
professore,
e
tale
rimaneva
per
me
anche
durante le vacanze.
Quando
sono
entrata
al
Carmelo,
egli
conosceva
già
da
molto
tempo
la
comunità
e
veniva
regolarmente
tutti
gli
anni
a
tenere
delle
conferenze,
di
solito
sulla
nostra
santa
Madre
Teresa
o
sul
nostro
santo
Padre
Giovanni
della
Croce.
Dato
che
non
conoscevo
affatto
i
santi
del
Carmelo,
quello
che
sentivo
mi
passava
largamente
sopra
la
testa.
Ma
mi
sono
resa
conto
che
di
anno
in
anno
mi
donava
qualcosa
di
importante
per
scoprirli
e
penetrare
nei
loro
testi
in
profondità.
Il
ritiro
su
Santa
Teresa
di
Lisieux,
che
mi
era
sembrato così semplice, in realtà mi ha toccato molto in un momento in cui facevo fatica, per quanto la riguardava, ad andare oltre l’ostacolo del suo lessico.
Mi
piaceva
percepire
in
lui
una
cultura
spirituale
che
spaziava
oltre
i
santi
del
Carmelo,
permettendogli
di
situarli
in
un
panorama
più
vasto,
di
rapportarli
per
analogia
o
per
contrapposizione
a
correnti
spirituali
anteriori.
Non
fosse
altro
che
su
questo
piano
mi
ha
dato
molto.
Si
sentiva
che
le
sue
conoscenze
gli
consentivano
un
grande
equilibrio.
Trasmetteva il gusto dello studio come mezzo per progredire nella vita teologale.
Durante
la
messa
apprezzavo
le
sue
omelie
che
erano
sempre
chiare
e
forti.
Si
sentiva
una
convinzione
profonda,
che
confortava
la
nostra
fede
personale
e
il
nostro
attaccamento al Cristo.
___________________________________________________________________________________________________________________________________________
Una religiosa
Italia, 11 febbraio 2003
Il
Padre
Bernard:
una
vita
alla
Gregoriana,
prima
come
studente,
poi
come
professore
e
Preside
dell’Istituto
di
Spiritualità.
Prima
del
Concilio
i
Padri
della
Gregoriana
celebravano
ogni
giorno
la
Messa
a
Trinità
dei
Monti.
Tutti
gli
altari
della
Chiesa
erano
occupati
nelle
due
messe
delle
ore
7
e
delle
ore
7,30.
Fu
così
che
conoscemmo
il
P.
Bernard che divenne per molte una guida spirituale preziosa e spesso fu invitato a dare conferenze alla comunità.
Egli
aveva
uno
straordinario
intuito
delle
persone,
le
guardava
con
attento
interesse
ed
era
come
se
fossero
trasparenti
ai
suoi
occhi.
Tuttavia
soleva
dire
che
la
psicologia
può
offrire una diagnosi, ma solo il cammino spirituale può guarire e trasformare l’esistenza.
Gli insegnamenti, di cui sono testimonianza i molti e “ponderosi” libri da lui scritti, si adattavano ad ogni persona, nel colloquio individuale e diventavano “sale e lievito”.
Ho
avuto
la
grazia
di
essere
seguita
spiritualmente
dal
Padre
dal
1964
fino
alla
sua
morte,
con
qualche
intervallo
dovuto
alla
lontananza
e,
in
parte,
colmato
dalle
letterine
che
egli
puntualmente
inviava,
ma
solo
in
risposta
ad
una
missiva.
Non
manifestava
i
propri
sentimenti,
ma
aveva
un
amore
reale
e
attento
ad
ognuno.
Ad
una
persona
egli
disse
una
volta:
“Ils
disent
que
je
suis
froid,
qu’en
savent-ils
de
mon
affectivité?”.
Il
suo
amore
intelligente
era
accompagnato
da
stima,
quella
stima
di
cui
soprattutto
in
tempi
andati
si
aveva
particolarmente
bisogno,
perché
l’educazione
consisteva
in
gran
parte
nel
sottolineare
gli
aspetti
negativi
del
carattere,
con
l’intento
di
favorire
la
ricerca
della
“perfezione”. Il suo sguardo era benevolo e direi ottimista, se il termine non suonasse ingenuità.
Aveva
un
suo
modo
di
usare
l’humor
senza
ferire,
ma
così
da
sdrammatizzare
le
situazioni;
eppure
sapeva
anche
individuare
il
“tallone
d’Achille”
specialmente
in
chi
si
presentava un po’ troppo sicuro di sé.
Chiedergli
un
parere
significava
ricevere
indicazioni
preziose,
non
solo
in
campo
religioso,
ma
su
questioni
diversissime:
si
sentiva
in
lui
l’amore
alla
vita
e
l’interesse
a
tutto
il
reale.
Ma
certamente
l’aspetto
più
prezioso
della
sua
direzione
era
l’aiuto
nel
cammino
della
preghiera.
Profondamente
segnato
dalla
spiritualità
del
Carmelo
e
dalla
centralità
del
mistero
del
Cuore,
sottolineava
i
momenti
dell’azione
divina,
accompagnava,
aspettava,
non
prendeva
mai
il
sopravvento
sulla
comprensione
della
singola
persona,
si
avvertiva
in
lui
una
intensa
vita
spirituale,
ma
egli
non
ne
parlava,
se
non
in
rari
momenti.
Amico
dello
Sposo,
si
rallegrava
per
la
sua
venuta
e
cercava
di
indicare
ciò
che
poteva chiudere le parte all’arrivo, con estrema delicatezza e discrezione.
In
tutt’altra
direzione
vorrei
anche
notare
quanto
amasse
la
vita
concreta.
Un
giorno,
arrivando
in
una
casa
religiosa
femminile,
vide
che
l’attaccapanni
era
rotto
e
senza
indugio
chiese: “Avez-vous un marteau et des clouds? Ici on a besoin d’un homme!”.
Prismaticità del suo temperamento…
Vorrei dire che averlo incontrato è stata per me la grande grazia della mia vita e quel che ha lasciato è un tesoro che non si corrompe…
___________________________________________________________________________________________________________________________________________
P. *** *** sj
Francia, 3 aprile 2003
P.
Charles
André
Bernard
era
un
uomo
solido,
quadrato,
massiccio,
che
trasmetteva
un’impressione
di
forza
e
di
sicurezza.
Era
ben
piantato,
sicuro
di
sé,
saldo
nelle
sue
convinzioni,
immutabile
nelle
sue
certezze.
Lo
prendevamo
in
giro
per
le
sue
opinioni
politiche,
era
gaullista
e
chirachiano
senza
l’ombra
di
un’esitazione,
e
soprattutto
per
i
suoi
pronostici
azzardati.
Se
per
caso
il
verdetto
delle
elezioni
gli
dava
ragione,
trionfava
con
modestia.
Ma
spesso
si
era
sbagliato
e
il
suo
umore
ne
risentiva.
Quando
gli
si
opponevano fatti o sondaggi, replicava: “ma io dispongo di un’analisi più sottile!”
Non
era
facile
disarcionarlo.
Quella
solidità
tranquilla,
quel
modo
di
procedere
calpestando
le
aiuole,
potevano
forse
sconcertare
colleghi
più
anziani
e
molto
virtuosi
come
P.
Dumeige
e
P.
de
Finance
soprattutto,
che
non
amava
i
bulldozer.
Ma
la
forza
di
Ch.
Bernard
era
proprio
di
puntare
dritto
sull’ostacolo.
Era
impossibile
confonderlo.
Ma
tutti
apprezzavano
la
sua
carità
pratica,
il
suo
buon
senso
e
la
sua
lucidità
(ad
eccezione
che
in
politica).
Gli
si
poteva
chiedere
un
piacere,
era
disponibile,
benché,
lavoratore
accanito,
non
avesse
tempo
da
spendere.
In
comunità
era
un
elemento
capitale,
era
il
legame
che
teneva
unito
il
gruppo
francofono,
era
lui
che
organizzava
le
piccole
riunioni
in
occasione
di
un
compleanno
o
di
una
visita.
Gli
bastava
mormorare
alle
orecchie
un
misterioso
“dopo”
perché
si
sapesse
di
che
si
trattava
e
il
luogo
dell’incontro,
dove
egli
distribuiva regalmente liquore, biscotti e cioccolato, secondo un rito immutabile. Quel “dopo” era diventato leggendario presso i nostri amici italiani.
Di
origine
e
di
formazione
“primaria”,
Ch.
A.
Bernard
andava
dritto
allo
scopo
e
non
si
perdeva
per
vie
indirette.
E’
quanto
rendeva
la
sua
direzione
spirituale
così
liberante.
Semplificava
i
problemi,
sebbene
filosofo
per
formazione
ne
conoscesse
la
complessità.
Pur
essendo
un
esperto
di
san
Tommaso
non
apprezzava
l’astrazione,
la
sua
spiritualità
era
carica
di
psicologia.
Certo
ha
liberato
molte
anime.
Il
fatto
è
che
aveva
egli
stesso
una
forte
vita
spirituale
ancorata
ad
una
grande
regolarità,
e
una
mirabile
generosità
apostolica.
La
sua
semi-sordità
accentuava
il
suo
ascolto
del
Maestro
interiore.
Tutte
le
mattine,
immancabilmente,
si
recava
a
Trinità
dei
Monti
per
celebrarvi
la
santa Messa. Quando abitava al IV piano dell’edificio centrale [della Gregoriana]
–
prima
di
stabilirsi
a
Frascara
[edificio
adiacente
alla
Gregoriana]
–
lo
vedevo
recitare
il
breviario
nel
corridoio
all’inizio
del
pomeriggio
mentre
tutti
i
vicini
si
dedicavano
al
riposo
benedetto
della
siesta.
La
sua
pietà
solida,
regolare,
era
il
sostrato
di
una
conoscenza
della
mistica
certamente
sperimentale.
Essa
lo
aveva
armato
per
la
direzione
spirituale.
Inoltre
era
capace
di
un’attenzione
e
di
una
delicatezza
di
cuore
che
in
un
primo
momento
potevano
sfuggire.
Era
un
uomo
tutto
d’un
pezzo:
eppure
sapeva
adattarsi
e, cosa rara, comprendeva in modo intuitivo le anime femminili.
Le
sue
opinioni
nette,
il
suo
carattere
un
po’
ruvido
e
talune
dichiarazioni
senza
sfumature
hanno
allontanato
da
lui
confratelli
e
colleghi
che
lo
conoscevano
male
o
che
temevano
la
forza
del
suo
influsso.
Così
è
potuto
avvenire
che
lui,
grande
conoscitore
dei
mistici
e
delle
spiritualità,
conferenziere,
autore
riconosciuto
di
opere
fondamentali,
non
sia
stato
un
collaboratore
fisso
del
Dictionnaire
de
Spiritualité.
Avrà
conosciuto,
senza
batter
ciglio,
quel
segno
che
nella
Compagnia
è
il
test
più
sicuro
del
valore:
la
gelosia. Non se ne è mai lamentato, e non ricordo, sulla sua bocca, giudizi sommari o sprezzanti. Si può odiare la mediocrità e ciononostante sopportare i mediocri.
Era molto legato, malgrado la paternità corsa, alla terra di origine, quel Pas-de-Calais marittimo intorno a Berck, dove ritornava ogni estate. L’Artois
[regione confinante]
era
un
legame
tra
lui
e
me,
ma
egli
non
cercava
di
sapere
gli
andirivieni
degli
altri.
La
sua
discrezione
era
esemplare.
La
vita
spirituale
si
avvolge
di
silenzio.
E
quando
si
ricevono le confidenze di tante anime, importa seppellirle in un profondo segreto.
Abbiamo
lasciato
l’insegnamento
più
o
meno
nello
stesso
periodo.
Se
ne
è
andato
con
gli
onori,
lasciando
in
buono
stato
di
marcia
il
suo
Istituto
di
Spiritualità.
Ha
continuato
la
sua opera di scrittore con quella capacità di lavoro che lo aveva fatto ammirare sin dall’inizio dello scolasticato. Forse indovinava che il tempo per lui era ormai contato.
Non
l’ho
più
rivisto
se
non
di
sfuggita,
sempre
solido,
con
la
sua
franchezza
cordiale.
Sono
venuto
a
sapere
male
e
troppo
tardi
che
era
minato
e
in
pericolo,
poi
ho
appreso
la
sua morte edificante e coraggiosa. Aveva assolto il suo compito, non aspettava ricompense terrene. Qui ad justitiam erudierunt multos, fulgebunt quasi stellae.
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Una professionista sposata
Lussemburgo, 7 settembre 2003
Fino
ad
oggi,
non
ho
inviato
nulla,
neppure
una
testimonianza
su
P.
Bernard,
perché
mi
era
molto
difficile
condividere
con
altri
i
miei
sentimenti
più
intimi.
Non
è
facile
esternare
le
proprie
emozioni,
soprattutto
pubblicamente.
Nondimeno,
ho
sempre
vivo
in
me
il
ricordo
del
Padre
e
della
sua
famiglia
e
quello
che
ha
rappresentato
per
me.
A
differenza
di
altri,
non
ho
intrattenuto
con
lui
un’assidua
corrispondenza
epistolare
ma
delle
lunghe
chiaccherate.
Solo
dopo
anni
ho
capito
tutto
quello
che
ha
fatto
per
me
“amicalement”,
parola
con
la
quale
usava
chiudere
i
suoi
messaggi.
Gli
ho
voluto
molto
bene.
Non
dimenticherò
mai
quanto
mi
è
stato
vicino
nel
corso
della
vita
e
il
punto
fisso
che,
in
seguito,
pur essendo lontana, ha rappresentato per me.
Non
sono
una
credente,
questo
lui
lo
sapeva,
ma
mi
ha
sempre
rispettata.
C’è
stato
un
periodo
nel
passato
nel
quale
sono
stata
psico-fisicamente
molto
fragile:
ebbene,
avrebbe
potuto
molto
facilmente
convincermi
ma
al
contrario,
rispettandomi,
mi
ha
dato
esattamente
ciò
di
cui
avevo
bisogno,
tra
cui
tanto
affetto,
e
così
ha
continuato
a
fare
per molti anni.
Come tante persone di cui ho letto la testimonianza, è stato per me come un vero e proprio padre, cosa di cui credo, purtroppo, mio padre forse un po’ geloso.
Ho
avuto
anche
occasione
di
conoscere
la
sua
famiglia
e
li
ho
amati
subito
tutti
anche
loro.
Ho
amato
soprattutto
la
loro
autenticità
e
semplicità.
Un
ennesimo
regalo
che
il
Padre mi ha fatto.
Il nostro è stato un vero e proprio, semplice rapporto di amicizia in cui io ho ricevuto molto.
La
penultima
volta
che
l’ho
visto,
alla
vigilia
di
Natale
2000,
ero
rimasta
veramente
turbata
di
come
l’avevo
trovato.
Il
viso
contratto
dalla
sofferenza:
non
l’avevo
mai
visto
così
prima. Aveva persino declinato l’invito per il ricorrente pranzo di Natale nella mia famiglia!
Prima
di
ripartire
quell’anno
ho
voluto
rivederlo
e
[…]
quale
è
stata
la
sorpresa
mia
e
di
mio
marito
nel
vederlo
sorridente,
sereno
e
completamente
rilassato
come
fosse
guarito.
In
poche
parole
siamo
partiti
tranquilli
e
sereni
e
quel
senso
di
angoscia
e
di
agitazione
che
ci
aveva
preso
alla
vigilia
di
Natale
era
sparito.
Partendo
eravamo
sicuri
e
fiduciosi che presto si sarebbe ripreso dalla sua malattia.
Purtroppo
le
cose
non
sono
andate
così
e
dopo
neanche
un
mese
è
morto.
Quanto
ho
saputo
la
notizia
sono
sprofondata
in
un
grande
dolore
e
non
riuscivo
più
a
frenare
il
mio
pianto. Era veramente qualcosa di acuto e di vivo.
Ora
[…]
mentre
ero
in
lacrime
pensando
a
lui,
ho
avuto
all’improvviso
la
sensazione
che
fosse
accanto
a
me
per
salutarmi
un’ultima
volta,
com’era
solito
fare
quando
ci
salutavamo
dopo
ogni
nostro
incontro.
Tutto
questo
mi
ha
fatto
subito
uscire
dal
senso
di
disperazione
che
mi
aveva
preso
e
mi
ha
ridonato
la
serenità
e
ho
infine
accettato
la
sua morte.
Questi
due
anni
per
me
sono
stati
intensi,
pieni
di
impegni:
ho
lavorato
per
[…]
e
ho
cominciato
i
miei
studi
di
naturopatia.
Chissà
se
da
lassù,
lui
non
mi
abbia
aiutato
in
tutto
questo!
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Una missionaria medico
Mozambico, febbraio 2003
Con
molto
piacere
ho
ricevuto
gli
scritti
su
P.
Bernard
[…].
Anche
se
non
conosco
bene
il
francese,
l’Anthologie
spirituelle
è
un
tesoro:
lì
troviamo
i
testi
che
sono
stati
importanti
per
lui,
il
nostro
Padre,
e
che
sono
fondamentali
per
ogni
seria
vita
spirituale.
Bello
vedere
Dante
tradotto
in
francese!
E
le
tante
testimonianze
raccolte
mi
hanno
commosso:
rivelano
una
personalità
ben
più
ricca
di
quella
che
ho
conosciuto
io,
con
una
calda
umanità
e
una
spiritualità
profonda.
Davvero,
il
Padre
continua
vivo,
nel
suo
insegnamento
e
nella
sua
presenza
amica.
Proprio
qualche
giorno
fa,
considerando
la
mia
situazione
spirituale
e
alcune
difficoltà
che
sto
attraversando,
all’improvviso
mi
ricordai di quello che mi disse P. Bernard, molti anni fa… e fu una illuminazione rasserenante!