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LINGUAGGIO SIMBOLICO
La pagina destinata a Il
linguaggio simbolico nella Chiesa oggi
è divisa in
due sezioni
: una dedicata a L’immagine nella parola, l’altra a La parola nell’immagine.
Il
motivo
di
questa
suddivisione
è
legato
alla
ricchezza
e
alla
complessità
del
termine
“immagine”.
E
ciò
prima
di
tutto
perché
le
immagini
occupano
l’intero
campo
della
percezione
sensibile
umana.
Non
sono
infatti
legate
unicamente
al
senso
della
vista
o
dell’udito,
ma
anche
agli
altri
sensi:
l’olfatto,
il
tatto
e
il
gusto.
E
non
esistono
poi
soltanto
immagini materiali, ma anche moltitudini sconfinate di immagini immaginate.
L’immagine
nella
parola
è
dedicata
alle
immagini
contenute
nelle
parole:
del
linguaggio
corrente,
delle
saghe,
dei
racconti,
dei
poemi
e
poi
ancora
dei
miti,
del
linguaggio
religioso,
della
Sacra
Scrittura,
della
liturgia
cristiana…
folle
di
immagini.
Di
solito
quando
si
parla
di
“immagini”
il
pensiero
va
a
quelle
che
giungono
a
noi
dal
mondo
esterno
attraverso
i
mezzi
di
comunicazione:
notizie,
pubblicità,
documentari,
chat…
Più
raramente
si
pensa
alle
ancor
più
innumerevoli
immagini
che
vivono
dentro
di
noi,
in
un
certo
senso
a
nostra
insaputa,
e
si
manifestano
appena
udiamo
o
leggiamo
o
pronunciamo
una
determinata
parola.
Ora
tutte
queste
immagini
a
volte
si
riferiscono
a
realtà
della
vita
sensibile,
altre
volte
ci
fanno-passare
direttamente
a
sentimenti,
desideri,
intuizioni,
conoscenze
che
appartengono
alla
vita-nello-spirito.
Le
immagini
contenute
e
veicolate
dalle
parole che fanno-passare a un livello ontologico superiore sono i simboli.
La
parola
nell’immagine
è
dedicata
alla
presenza
della
parola
nelle
immagini
(e
nelle
forme)
figurative
o
architettoniche.
Queste
nascono
quali
immagini
globali
che
l’artista/ideatore
vede
interiormente
e
poi
traduce
nella
materia,
mosso
dal
desiderio
di
dare
espressione
alla
sua
visione
interiore.In
esse
la
parola
è
presente
come
espressione
di
un
senso
che
riguarda
sempre
l’essere
umano
e
il
suo
stare-al-mondo.
Veicolata
dall’immagine
sensibile
questa
“parola”
passa
dalla
mente-cuore
dell’ideatore-
artista alla mente-cuore dello spettatore.
Power Point a tema
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L’immagine nella parola
Solitamente
quando
si
parla
di
"immagini"
il
pensiero
va
a
quelle
che
giungono
a
noi
dal
mondo
esterno
attraverso
i
mezzi
di
comunicazione:
notizie,
pubblicità,
documentari,
chat...
Più
raramente
si
pensa
alle
innumerevoli
immagini
che
vivono
dentro
di
noi
e
si
manifestano
nelle
occasioni
più
impensate,
appena
udiamo
o
leggiamo
o
pensiamo
una
determinata
parola,
oppure
alle
miriadi
di
immagini
contenute
nei
racconti,
nei
poemi
e
poi
ancora
nei
miti,
nel
linguaggio
religioso;
le
immagini
che
popolano
la
Sacra
Scrittura,
la
liturgia
cristiana.
Tutte
queste
immagini,
pur
riferendosi
a
realtà
sensibili,
corrispondono
o
rimandano
a
sentimenti,
desideri,
intuizioni,
conoscenze
che
appartengono
alla
vita-nello-spirito di ogni essere umano.
Quando
l’immagine
di
una
realtà
sensibile
fa-passare
direttamente
a
un
significato
che
appartiene
alla
vita-nello-spirito,
allora
si
parla
di
immagine-simbolo.
Da
qui
deriva
la
costatazione
che,
oltre
alle
vie
del
pensiero
riflesso,
del
ragionamento,
del
concetto,
la
conoscenza
umana
dispone
di
un
altro
canale,
quello
appunto
che
passa
direttamente
dall'immagine sensibile al suo significato nella vita-nello-spirito.
L’immaginario
della
luce
è
il
tema
comune
a
questi
quattro
testi
attinti
dall’ambito
della
poesia
e
della
letteratura
europea
come
pure
del
patrimonio
letterario
cristiano.
Elle est retrouvée. | E’ritrovata
Quoi? L’Eternité. | Che cosa? L’Eternità.
C’est la mer allée | E’ il mare andato
Avec le soleil. | Col sole (Arthur Rimbaud, L’Eternité)
E
Dio
formò
Adamo
con
le
sue
sante
mani
a
sua
somiglianza
e
immagine.
Quando
gli
Angeli
videro
il
suo
aspetto
magnifico,
furono
colpiti
dalla
bellezza
del
suo
volto,
poi
videro
la
forma
della
sua
testa,
infiammata
di
magnifico
splendore
come
la
palla
del
sole.
Il
fuoco
dei
suoi
occhi
era
pari
a
quello
del
sole.
La
luce
del
suo
corpo
era
come
lo
sfolgorio
del cristallo. Ed egli si stese e stette al centro della terra e mise i piedi nel luogo dove fu eretta la croce del nostro Redentore. (La caverna dei tesori)
L’amore
infinito,
senz’altro
alimento
se
non
un
oggetto
appena
intravisto
che
mi
riempiva
l’anima,
lo
trovavo
espresso
da
quel
lungo
nastro
d’acqua
che
ruscella
al
sole
tra
due
rive
verdi,
da
quei
filari
di
pioppi
che
ornano
con
le
loro
mobili
trine
quella
valle
d’amore,
dai
boschi
di
querce
che
avanzano
tra
le
vigne
su
pendii
che
il
fiume
arrotonda
sempre
diversamente, e da quegli orizzonti sfumati che fuggono contrariandosi. (Honoré de Balzac, Le Lys dans la vallée).
Scese
giù
velocemente,
senza
fermarsi
un
istante
sulla
scala.
La
sua
anima
in
estasi
era
assetata
di
libertà,
di
ampi
spazi,
d’infinito.
Sopra
di
lui
la
volta
celeste,
disseminata
di
quiete
stelle
luminose,
si
aprì
immensa,
sconfinata.
Dallo
zenit
all’orizzonte
si
diramava,
vaga,
la
Via
Lattea.
Tutto
era
immobile
e
la
notte
fresca
e
tranquilla
avviluppava
la
terra.
Le
torri
bianche
e
le
cupole
dorate
della
cattedrale
risaltavano
sullo
sfondo
di
un
cielo
di
zaffiro.
I
bellissimi
fiori
autunnali,
che
adornavano
le
aiuole
intorno
alla
casa,
si
erano
addormentati
aspettando
il
mattino.
Il
silenzio
della
terra
e
del
cielo
erano
una
cosa
sola,
il
mistero
terrestre
si
univa
a
quello
del
firmamento…
Alëša
stava
in
piedi
a
contemplare
e,
a
un
tratto,
come
spinto
da
una
forza,
si
gettò
a
terra.
[…]
Perché
stava
piangendo?
Oh,
egli
nell’estasi
piangeva
anche
per
quelle
stelle
che
dall’abisso
delle
tenebre
gli
donavano
la
loro
luce,
e
“non
provava
vergogna
per
la
sua
esaltazione”.
Era
come
se
i
fili
degli
infiniti
mondi
divini
si
fossero
intrecciati
insieme
nella
sua
anima
ed
essa
vibrasse
“al
contatto
con
altri
mondi”.
Avrebbe
voluto
perdonare
tutto
a
tutti
e
chiedere
perdono,
non
per
se
stesso,
ma
per
tutti
e
per
tutto,
“per
me
saranno
gli
altri
a
chiederlo”,
gli
risuonò
ancora
nell’anima.
Ma
a
ogni
istante
percepiva
con
più
chiarezza,
quasi
a
poterlo
toccare,
che
qualcosa
di
forte
e
d’incrollabile,
come
quella
volta
celeste,
gli scendeva nell’animo. (Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov)
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La parola nell’immagine
Le immagini create dall’uomo contengono un senso. Questo senso è traducibile in parole che non sono però riducibili a concetti. Ecco perché si parla di “parole nelle immagini”.
Tutti
i
linguaggi
artistici,
figurativi
o
architettonici
che
siano,
sono
dei
“linguaggi”.
Sono
cioè
espressione
di
contenuti
ideali
che
vengono
trasmessi,
attraverso
il
supporto
materiale
delle
opere
(pietra,
metallo,
tessuto,
vetro,
colori…),
dalla
mente-cuore
dell’ideatore-artista
alla
mente-cuore
dello
spettatore.
Anche
nel
caso,
del
tutto
nuovo
nell’ambito della creazione artistica emerso nell’arte contemporanea, che l’autore dichiari l’assenza di senso della sua opera, questa dichiarazione costituisce per sé un senso.
Dato che ogni immagine artistica possiede un senso, ogni immagine artistica è simbolica.
Colui
che
la
guarda
e
ne
fa
l’esperienza,
passa
infatti
necessariamente
dalla
materialità
dell’opera
all’intuizione
del
suo
senso:
proprio
in
quanto
induce
questo
passaggio
si
può
dire che l’opera d’arte è simbolica. Rimane poi da investigare quale sia la natura di questo suo essere simbolico. Leggi tutto
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